un nostro studio kalagrafico collettivo
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ACCESSI
"Tanti accessi ma nessuno che li usa."
"Tutto è accessibile perché pubblico ma non accogliente. Si ha paura e resistenza nel inoltrarsi oltre le colonne. Tutti gli edifici sembrano isole a sé stanti."
"Lo spazio è facilmente accessibile, ci sono più ingressi su più lati, si entra attraverso il grigio dei palazzi per arrivare in uno spazio verde ampio, aperto e condiviso."
"La parte intima della ‘casa’ familiare personale non sembra riversarsi nella parte condivisa. Rimane solo un blocco abitativo, una sistemazione – ma per quanto tempo rimane ‘sistemato’ se non ci siano possibilità di partecipare e dare forma alla vita sociale?"
LINGUAGGI
"Si nota una differenza tra l'intorno della microarea e l'esterno. Il linguaggio interno è plurale e accogliente, quello esterno molto più autorevole e 'freddo'. Lo si può notare anche dai colori e segnali."
"Lo spazio (esterno) è fatto di divieti, di ciò che non si può fare punto c'è voglia di ordine e distanze ma anche di tentativi di relazione."
"Si vedono tante linee (anche spezzate!) e poche curve. In uno spazio così 'a linee definite' non c'è più spazio di legame."
"L'ambiente presenta linguaggi non verbali dal significato condiviso, e linguaggi verbali, informali e formali di identificazione con il territorio, di spiegazione, di divieto. Linguaggi comuni ma destinati a persone completamente diverse che probabilmente mai si incontreranno."
CONTRASTI
"Quello che prima ho notato è il contrasto da costruito e naturale: l'erba che si cerca spazio tra il cemento, ben delimitate, il verde vivo, poco, che spezza il grigio morto, quarti di cielo e metri di cemento, vita nel silenzio."
"Lo spazio ampio ha grosse costruzioni che sovrastano la piazza rotonda centrale."
"Una volta che si passa dalla trafficata ‘piazza’ esterna al cortile centrale interno, tutto il rumore e il movimento si attenuano, ma in realtà è tutto uno spazio esterno."
"Ci sono spazi di poco spazio, come il parco circondato dal traffico, riempito dal Lunapark, e ci sono vasti spazi vuoti, come la vecchia fiera abbandonata, o l’Ippodromo, o lo spazio vuoto tra gli appartamenti."
"Macro frammenti di comunità: lavoriamo, riflettiamo, agiamo nel piccolo, portiamo il bello negli interstizi, negli angoli, perché il grande ci sovrasta e non ci appartiene."
SENSI
"Dentro la micro-area ci sono forti colori, come quelli del parco giochi e del ‘lunapark’ fuori."
"Il silenzio si percepisce in certe immagini e contrasta con il brusio di altre."
"Poco gusto, tanta vista e poco tatto. Quale profumo ha la partecipazione? Sento urlare da una finestra."
"Rumore o silenzio. Sono invisibile. Voglio essere invisibile."
IDENTIFICATORI
"Lo spazio è reso specifico dalle cose, unico dagli individui. Capiamo dove siamo e ci identifichiamo con lo spazio grazie all'esperienza e al senso."
"Grandi spazi, colore grigio del cemento, la geometria degli edifici."
"Elementi simbolici che aggregano le identità e in cui nel tempo la comunità si riconosce."
"Uno spazio è identificato da edifici, cartelli, strade e colori caratteristici e soprattutto da persone, che con le loro storie, culture e tradizioni rendono lo spazio unico nel tempo."
VOCI
"Esterni frequentano la palestra. Interventi di vigili del fuoco e forze dell'ordine. Il bar è frequentato da appartenenze miste. La Microarea è frequentata da genitori, bambini, giovani, residenti."
"Convivenza di diverse identità e molte appartenenze."
"Costruire frammenti di comunità."
"Ricorrenze: Corsi e ricorsi storici… Queste linee si sono sempre viste, alcune voci hanno sempre dato fastidio. C'è l'idea che rispondiamo al bisogno abitativo ma non di partecipazione."
"Manteniamo il focus sulla responsabilità di noi operatori nel supportare famiglie che attraversano un momento di fragilità e non hanno potere di cambiare le cose nel macro."
"Lo zucchero fila... si espande! Ecco il gusto! Le giostre non ci sono più? quando tornano? Misurare la crescita in altalena. Invecchiare e sostare"
"Le voci di Piazzale De Gasperi: quando c'è il luna park tanti bambini, costa tanto, è uno spazio con voci paganti. Quando non c'è luna park è uno spazio reale, voce di bambini e mamme, nonni."
ESPRESSIONI
"Padrone di casa che mi accoglie? Posso? Per esserci devo osare? Espressione e creatività. Mio - nostro - vostro."
"Lo spazio educativo micro-area; l'identificativo è creativo, originale, ogni singola abitazione è singolare e gli spazi comuni depersonalizzati e non contaminati da cultura e abitanti."
"Si nota subito il murales Rosso Fuoco sullo sfondo dell'edificio bianco. quindi mi sembra emblematico poiché lo spazio potrebbe comunicare tanto di più, ma per diverse ragioni non può, non riesce a farlo visibilità."
"Posizione di attività diverse, coesistenze con pochi segni di presenza. Spazio intimo e/o aperto. Casa fissa-camper-tenda. Genera attività, evoluzione, processo. Dai muri grigi esterni ad uno spazio dedicato, colorato, espressivo."
"All'interno della microarea ci sono molti colori, colori caldi e accoglienti. Si nota che è uno spazio vissuto e aperto a tutti, di bambini, ragazzi e anziani. Sarebbe bello vedere più connessione tra questa realtà e la realtà esterna soprattutto del quadrilatero. Sembrano così vicini Ma anche così lontani. Come mai?"
VISIBILITA'
"La microarea, che deve essere visibile e fruibile, risulta nascosta e fagocitata a guardarla dall'esterno ma intima e accolta una volta entrati. Lo spazio intorno agli edifici sono imponenti e si mangiano tutto."
"Colore, vita, sembra di entrare in un altro mondo che appena si supera la porta accoglie, ma poi svanisce. Servirebbe più contatto con l'esterno?"
"Dentro lo spazio della Microarea non vedo più il contesto di dove sono: non ci sono tutte quelle finestre che mi fanno sentire esposto in qualche modo."
"Sta sul confine ma si sviluppa all'interno. Ha radici. Finché non entri non sai quel che c'è. Nel lavoro: essere dentro e fuori."
"Punto di vista discreto da cui poi osservare quello che succede intorno, ma senza essere notato. Forse lo trova solo chi lo cerca, ma accoglie tutti – perché non più visibile?"
PORTALI
"Questi palazzi ricordano tanti altri palazzi ormai in tutto il mondo: ma non mi portano altrove, mi portano da nessuna parte. Sono non-luoghi finché le persone non li rendono propri."
"Numerosi accessi collegano lo spazio ad altri spazi più moderni come la nuova palestra in costruzione, un altro collegamento è quello dell'ippodromo che un tempo era un luogo di ritrovo, molto frequentato."
"Numerosi accessi che dividono uno spazio esterno, brulicante di vita e rumori, e uno spazio interno che sebbene non chiuso ma aperto e ampio, totalmente privo di persone e quasi di suoni, sembra che la vita e il rumore si diriga invece nei corridoi della macroarea dove sono tangibili i segni delle persone che lo vivono e sentono proprio nel bar esterno della palestra."
METAMORFOSI
"Vernice rossa sulla parete, e poi?"
"Lo spazio cambia in base alle persone e alle influenze culturali all'età e agli interessi. I cambiamenti generalmente sono lenti e dipendono anche dalla volontà delle persone che lo vivono."
"Apertura al futuro, incontri che svolgono, educano e gettano le basi, le superfici per accompagnare alla vita."
"Mi piace l'azione del tempo che lenta e inesorabile trasforma. E' ciò che rende visibile la storia del luogo, da dove si viene per farne tesoro."
"Condividiamo uno spazio, abbiamo un potere diverso ma facciamo tutti parte di una realtà. Il cambiamento è possibile solo attraverso la condivisione di obiettivi e desideri, attraverso l'ascolto di se stessi e degli altri, a partire dal piccolo, dal basso, per poi espandersi sempre di più."
foto e riflessioni di
Daniela Acco, Francesca Benetton, Cristiana Ciacchi, Lorenza Celebre, Alessandra Coloni, Elena De Cecco, Marco Ius, Luana Lissiach, Serena Lovat, Isabella Maccan, Tamara Pertot, Diletta Postogna, Miriam Scotto di Fasano, Martina Serra, Opher Thomson
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