di Martina Serra
Gioca un ruolo essenziale e rigenerativo di incontro all’aperto e di condivisione di momenti dedicati alla cura ambientale e al benessere sociale e psicofisico della persona.
Le famiglie vi prendono parte partecipando volontariamente ai numerosi momenti di incontro che promuoviamo apertamente sul web e attraverso i gruppi WhatsApp. Possono partecipare anche senza essere associate, ma poi chiediamo un contributo volontario tramite l’adesione all’associazione per permettere la continuità delle attività e affinché il gruppo cresca e si rafforzi.
Sebbene lo spazio sia un campo con alberi e ortaggi seminati, ognuno ha preso parte collettivamente alla creazione dell’orto, che prima era un terreno incolto. Il ruolo di ciascuno non è riportato in forma scritta, ma è documentato dalle fotografie e dalle piante che stanno crescendo.
Sì, perché senza una comunità che si prende cura dello spazio, esso morirebbe: le piante hanno bisogno di qualcuno che le irrighi e rimuova le erbacce infestanti.
Sì, perché non ci occupiamo solo di orticoltura: questa è un’occasione per riunire persone affini attorno a un pezzo di terra e riflettere insieme su come rigenerare gli spazi in città. Negli orti che gestiamo, e in particolare in quello di Sottolongera, abbiamo organizzato incontri sulla salute ambientale e psicofisica, laboratori di intreccio, momenti di meditazione, e ora è in arrivo un primo laboratorio dedicato all’osservazione dello spazio da parte di bambine e bambini.
Gli orti di UGorà sono aperti a tutti, in qualsiasi momento: non ci sono chiavi al cancello. È quindi un luogo con un’alta possibilità di lasciare il proprio segno. Proprio per questo è fondamentale un forte senso di responsabilità, sia nella cura dello spazio e nel rispetto reciproco, sia nella cura delle piante presenti. È possibile proporre idee personali per la coltivazione o per attività culturali e laboratoriali, che però devono essere sempre discusse insieme.
Che la partecipazione va pensata e riflettuta insieme, definendo il tipo di partecipazione che vogliamo costruire. Va curata, dedicandole momenti di ascolto e riflessione condivisa, ma anche lasciata decantare, perché la partecipazione non è solo ideale o intellettuale, ma anche pratica.
Attraverso la stesura di un manifesto condiviso che includa regole comuni, affinché tutti possano sentirsi accolti ma anche tutelati. Un luogo come un orto aperto a tutte e tutti ha il pregio di essere profondamente inclusivo, ma può anche comportare un sovraccarico di risorse per garantire che tutti si trovino bene. È quindi necessaria una condivisione di regole che non siano proibitive, ma protettive.