di Francesca Benetton
Lo spazio, nonostante sia di ampie dimensioni ed immerso nella natura, non riveste un ruolo significativo nella vita delle famiglie del quartiere, in quanto rimane per lo più vuoto ed inutilizzato. La mancanza di occasioni di incontro rende difficile la nascita di relazioni sociali, contribuendo ad accentuare il senso di isolamento che molte famiglie sperimentano nel quotidiano. Proprio questa condizione di vuoto e silenzio potrebbe rappresentare un'opportunità per chi cerca libertà di movimento ed esplorazione nella natura, esigenze spesso negate negli alloggi di edilizia popolare, caratterizzati da spazi interni ridotti.
Le famiglie non svolgono alcun ruolo attivo in questo spazio, poiché non lo vivono: al contrario, spesso tendono ad evitarlo, spinte dal timore di entrare in contatto con le forme di disagio che caratterizzano il quartiere. È evidente una forte resistenza alla partecipazione e alla possibilità di contaminazione sociale.
Nel parco non si rilevano segni evidenti di presenza o di passaggio. Sono visibili solo alcuni graffiti, il cui significato è però difficilmente interpretabile. Qua e là compaiono piccoli manifesti che promuovono eventi di aggregazione e socializzazione organizzati in un quartiere vicino più vivace come quello di San Giacomo. Nella zona limitrofa al parco si trova uno spazio dedicato all’aggregazione, la "Casa delle Culture", pensato principalmente per i giovani. Questo luogo risulta poco frequentato durante il giorno, ma si anima maggiormente la sera. I murales presenti sui suoi muri trasmettono con chiarezza un senso di appartenenza sociale e culturale (con messaggi di denuncia e riflessione su tematiche sociali).
Lo spazio, essendo isolato e poco frequentato, permette ad alcune persone che vivono ai margini (alcolisti, tossicodipendenti, spacciatori) di svolgere le proprie attività in modo appartato.
Lo spazio non favorisce nuovi incontri o scambi, poiché si percepisce chiaramente la volontà degli abitanti del quartiere di isolarsi e di proteggere il proprio ristretto nucleo familiare o sociale.
Penso che, al momento, la possibilità di trasformare e adattare lo spazio alle esigenze della comunità potrebbe partire proprio dalla Casa delle Culture. Questo luogo, già riconosciuto da molti giovani, potrebbe diventare un luogo per promuovere iniziative rivolte alla collettività, invitando le persone a riappropriarsi consapevolmente degli spazi del quartiere, evitando che restino abbandonati e soggetti al degrado.
Questo spazio evidenzia quanto sia ancora necessario lavorare sulla partecipazione. La Casa delle Culture, già riconosciuta da molti abitanti, potrebbe diventare un punto di riferimento per promuovere iniziative che coinvolgano la comunità e ridiano vita agli spazi del quartiere.
Questo spazio, a causa della sua configurazione, non è facilmente accessibile né visibile alla popolazione. È circondato da siepi che ne impediscono l’individuazione ai passanti. Sarebbe auspicabile creare un ingresso più chiaro e riconoscibile, come un arco o un portale, e abbattere parte delle siepi per rendere l’area più visibile e accogliente. Per favorire la partecipazione, si potrebbero organizzare incontri e attività di gruppi/associazioni già attivi e riconosciuti proprio all’interno di questo spazio, permettendo così una maggiore conoscenza e frequentazione del luogo.