le nostre ultime riflessioni e domande collettive
con la speranza che siano utili ad altri
ALTRI ASCOLTI RESPONSABILIZZANTI
Come attivare diverse forme di ascolto per nutrire la partecipazione?
"Può voler anche dire come consentire agli altri di farsi ascoltare. La partecipazione lo possiamo raggiungere dicendo dare spazio. Ci siamo dette guardare e ascoltare."
"Il movimento. Passeggiare e passeggiare insieme proprio dai tipi di esercizi che ci avete fatto fare in questi mesi? Noi abbiamo praticato forme diverse di conoscenza, camminando da sole o insieme. Quindi passeggiare e camminare insieme come forme di conoscenza e di coinvolgimento. Perché il movimento può essere un contesto in cui le persone possono trovare più semplice rappresentarsi, farsi conoscere, superando magari delle barriere. Una dimensione in cui, anche per noi operatori, ci si avvicina ai mondi vitali. Un esempio, il fatto di uscire dall'Ufficio per svolgere una visita domiciliare, si attraversano degli spazi e dei luoghi, ci si avvicina il mondo vitale della persona e della famiglia e rompere gli schemi. Stare all'aperto ma anche in casa, entrare nelle sfere familiari."
"Trovare altri approcci tra cui l'approccio ludico ricreativo socializzante, un modo di fare teatro dove ci può essere un ascolto partecipativo, dove le persone possono intervenire nella rappresentazione, nella rappresentazione di se stessi e dei luoghi di vita, trovando dei temi in cui possono identificarsi e riconoscersi."
"I valori e gli atteggiamenti ci sono sembrati fondanti: rispetto, aver considerazione dell'altro, l'empatia, la garantire la riservatezza come premesse per arrivare a un ascolto e per favorire la partecipazione. Azioni di accompagnamento. Accompagnamento vuol dire proprio non sostituirsi, incarna il dare spazio, l'affiancamento no. Ecco, bisogna aver cura delle comunicazioni esprimendo positività, far emergere le positività, le risorse, aver cura di gratificare, spiegare bene i benefici e trovare le motivazioni, dire perché, fare una pausa e proseguire in modo da catturare l'attenzione."
"Ci deve essere uno spostamento del nostro stare, uno spostamento dello stare, uno spostamento in un'azione di avvicinarsi all'altro, agli altri. Ancora sui criteri, sui valori, sugli atteggiamenti: la trasparenza, l'onestà, l'autenticità, la chiarezza, la sincerità. Se le persone percepiscono questi atteggiamenti con autenticità, riusciremo ad aprire dei canali di fiducia nel tempo. Abbiamo sottolineato che ci vuole una continuità nel tempo e nello spazio: quindi dare spazio ma anche una restituzione, condividere. Le capacità dei luoghi, degli spazi e delle persone, è in questo scoprire le capacità che possiamo favorire la partecipazione."
PLURALIZZARE E ARRICCHIRE LO SGUARDO
Chi altro potremmo coinvolgere per nutrire spazi partecipativi?
"Abbiamo fatto una lista di possibili persone da coinvolgere, sapendo che il coinvolgimento però poi implica azioni e anche energie diverse per muovere quindi la parte politica. Come far arrivare questo? Che messaggio a loro? Come portare loro nelle situazioni delle persone? Abbiamo un po' riflettuto sugli aspetti orizzontali e verticali, nelle gerarchie, per trovare modo di intersecarli."
"Altri colleghi, altri operatori, i gruppi con i genitori e i gruppi con i bambini, le associazioni che lavorano con diverse persone, poi le scuole erano un po' fantasticato: supportare questo tipo di attività di studio di attenzione anche nelle scuole. Gli studenti dell'università. Potrebbe essere interessante anche raccontare di questo progetto, che qualcuno potesse venire a raccontare di questo progetto agli studenti e penso soprattutto a formazione primaria, il pedagogia interculturale, idem a scienze dell'educazione alla triennale e poi abbiamo anche i corsi di pedagogia e servizio sociale. Potrebbe essere un luogo dove poter mettere in gioco questo lavoro?"
"E poi, e così è un po' anche giocando, fantasticando un po' abbiamo pensato ai commercianti del quartiere. Ad esempio la parrucchiera, l'edicolante, cioè a quei luoghi dove vanno le persone che se si comunica con loro, e a loro qualche cosa possono essere poi anche dei traghettatori di informazione, di modalità in entrambi. Ecco i versi, la comunicazione sia verso le persone ma anche poi verso noi più responsabili di questioni sociali."
MOMENTI MOTORI PER LA PARTECIPAZIONE
Come cogliere meglio i momenti vissuti di scambio, soprattutto in spazi altrimenti chiusi e muti?
"Abbiamo pensato, come prima cosa, sarebbe utile osservare lo spazio e soprattutto le persone che vivono quello spazio. Seguendole e ascoltandole in modo che siano loro, appunto a portarci verso i loro desideri, ambizioni e obiettivi, senza dover appunto toccare qualcosa dall'alto e imporre sulle persone stesse. Un qualcosa che poi forse da parte loro non c'è. Queste buone domande sono guidate dall'interesse e, allo stesso tempo, sfruttando occasioni, attività e il passaparola. In modo sempre da permettere alle persone stesse che vivono quel luogo di lasciare una loro impronta e dare un loro rimando."
"Ci possono essere tanti eventi, però per riuscire a capire e sapere che esistono devi entrare, nessuno viene a bussarti. Cioè per quanto ci sono i social, tutto quello che vuoi, anche per i social devi entrare in un determinato giro per arrivare a scoprire che c'è quel posto, quell'evento, quel giorno e quella cosa."
"E' uscita fuori la possibilità di sfruttare l'educativa familiare, tramite il compito di educatori, per portare le famiglie e i bambini a vivere quei luoghi esterni ai loro domicili e alle case. E in un secondo momento favorire ulteriori momenti di condivisione, che potrebbero essere una mostra fotografica, dei video, filmati e quant'altro sul territorio."
"Per ultimo ci siamo posti un po' cambiando la visuale e mettendoci appunto nei panni del luogo stesso. Ci siamo immaginati cosa quel luogo potesse dirci e chiederci: come sta quel luogo? Come possiamo aiutarlo? Cosa ci chiede? Ci siamo messi ad esempio nei panni, appunto, di un tavolo all'interno di un parco un po' rovinato, è il tavolo stesso che chiede poi aggiustami usami..."
PORTALI FRA I NOSTRI SPAZI
Come coltivare legami di partecipazione tra gli spazi e attraverso la città?
"Gli spazi non testimoniano le attività o il passaggio delle persone nei luoghi. Abbiamo fatto l'esempio di una piccola biblioteca studiata a Udine, che condivide l'edificio con tanti altri servizi e altre associazioni locali, ma che rimane un luogo molto di passaggio, in cui le persone non si fermano e non coinvolgono altre persone. Le persone e i servizi condividono lo stesso spazio ma non ci sono legami tra di loro."
"Abbiamo notato che lo stesso vale anche per altri luoghi che abbiamo studiato, come la stazione di Udine o alcuni quartieri. Luoghi di passaggi, una certa chiusura. Come fare ponti tra queste realtà sociali, come rivelare i legami o crearne nuovi?"
"Abbiamo provato a immaginare delle soluzioni, per riunire le persone, ricercare i loro interessi, ma sopratutto per comunicare fra questi spazi e questi momenti, magari con delle foto per iniziare, che ricordano alcuni bei momenti di condivisione o attività svolta in altri spazi diversi. Se le porte devono rimanere chiuse, potrebbero comunicare ciò che accade all'interno. Così uno passa per prendere un libro ma poi scopre altre possibilità nel quartiere."
"Sembra importante la pratica di lasciare traccia fisica – non solo i post sui social – per mostrare le memorie del luogo e personalizzare lo spazio. Quindi magari proprio delle foto fisiche o degli oggetti che testimoniano la presenza di quelle persone in quel dato luogo, in quel dato tempo. Ad esempio con delle frasi, dei pensieri o delle immagini o dei disegni... in modo che anche le altre persone capiscono che quella persona non è solo quel lavoro: 'Io sono anche questo, chi sei tu?'
"Potremmo essere proprio noi che inizi a personalizzare lo spazio, in modo che anche le altre persone possono sentirsi stimolato a partecipare, e in modo da creare curiosità nelle persone. È collegato al curare il setting e renderlo personale, unico, rispondente."
"Questi portali potrebbero raccontare la storia di quel luogo e di quelle persone in modo che coinvolge, invitando le famiglie a lasciare la propria traccia e partecipare nel raccontare di quello spazio condiviso."
LE FAMIGLIE
Come coinvolgere le famiglie nel nutrire spazi di partecipazione?
(... LAVORI IN CORSO :)
"L'aspetto visivo delle fotografie ci ha aiutato: usiamo tanti gli occhi, ma in realtà non li usiamo; siamo ipercondizionate dall'immagine però vediamo poco. Com'è che possiamo portare questa nostra esperienza integrandola nella quotidianità del nostro lavoro?"
"Partiamo dal presupposto che se vogliamo coinvolgere le famiglie, dobbiamo essere interessati alle famiglie! Al loro stare, al loro esserci, al loro sentire.... Detto questo, dobbiamo essere disposti a 'farci da parte' per lasciare lo spazio a loro, non tutto lo spazio eh, però un bel po' di spazio si! Sederci ad uno stesso tavolo, abitare le stesse stanze e accompagnare le famiglie a dire la loro (perché non sono abituate a farlo, specialmente con i servizi!) Per fare questo ci vuole tempo e testa...e i servizi purtroppo non sempre ce l'hanno (è più facile decidere da soli e poi eventualmente dire che le famiglie non aderiscono alle proposte che vengono poste). Quindi tempo, spazi, ascolto e voglia di fare un pezzo di strada insieme. Annusarsi reciprocamente per conoscersi davvero. Accompagnare le famiglie a fare delle proposte, a chiedere realmente qualcosa, a sentirsi realmente parte del processo (e non solo destinatari)."
"Direi uscire dagli uffici, sedersi su una panchina e chiacchierare con la gente. Iniziare ad agganciare i giovani, per far capire loro che sono importanti e 'utili' per la nostra società. Poi organizzare tavoli di conoscenza reciproca e serate di 'movimento mentale' (i nostri gruppi genitori hanno un po' quello scopo - di mettere in moto il cervello e lavorare per un cambiamento culturale). Avere però un aggancio con i piani politici e dirigenziali, affinché le parole dette non restino tali, ma si possano poi concretizzare. Partire dal basso - ma per davvero - per cambiare qualcosa..."
"Lasciamo da parte le immagini preconfezionate e l’idea che tutte le famiglie siano uguali, o che una famiglia sia solo quella composta da genitori e figli. Possiamo, a mio avviso, coinvolgere le famiglie nel nutrire spazi di partecipazione conoscendole davvero, attraverso momenti di dialogo aperti e dedicati."
"Mantenere un legame con le famiglie, anche se non visibile. Osservare e ascoltare sia loro sia i luoghi che loro frequentano, scuole, parchi, ..."
"Camminare. Un itinerario dove c'è anche visibilità. 'La prossima volta ditemi che vengo anch'io!'"
"Questo processo mi fa mettere l'accento e il focus sugli spazi. Sappiamo che l'educazione è sempre situata in un contesto. Allora mi chiedo, qual è il contesto dove noi istituiamo anche l'intervento educativo, in senso ampio, cioè educativo con le persone? Solitamente si porta le persone in un luogo che non è un luogo che appartiene alla loro vita quotidiana. Questo luogo potrebbe diventare anche un loro luogo, nella dimensione in cui succedono delle cose, che lo frequentano di più eccetera, però è quel luogo dove tu accedi sempre perché qualcuno ti apre la porta. Non ci vai autonomamente. Io non entro nell'ufficio dell'assistente sociale da solo, è l'assistente sociale che mi deve aprire l'Ufficio perché io possa entrarci. Quello che noi abbiamo fatto qui in questo percorso, è di fare formazione nei luoghi esterni, anche dove voi vivete e lavorate. Allora mi stavo chiedendo, ma io il colloquio lo devo fare per forza seduto sulla scrivania o posso fare anche un colloquio in passeggiata? Il gruppo con i genitori e con i bambini lo devo proprio per forza fare dentro ad una stanza del comune? O possiamo fare il gruppo con i genitori al parco, un gruppo con i genitori in passeggiata?"
"Noi abbiamo visto anche come l'attività dello scattare delle fotografie con l'intenzionalità ci ha permesso di attivarci, di vivere diversamente anche il nostro gruppo. E poi con quelle fotografie ce ne siamo fatti delle cose anche dopo, ecco. E in questo modo ciascuno di noi ha vissuto di più la sua città. Abbiamo la questione che le famiglie sono isolate, vivono poco il loro contesti o non usano quanto potrebbero le risorse che sono presenti, mi sto chiedendo se noi li teniamo sempre dentro il nostro ufficio, non è che vi aiutiamo ad andare in questa direzione mentre se organizziamo delle azioni che sono di uscita, di stare sul luogo situato lì dove sono? Poi quella memoria ce l'hanno ed è parte del suo contesto."
"Una delle nostre osservazioni riguarda il nostro profilo professionale, il rispetto del discreto professionale è la privacy, garantire la riservatezza. Sta a noi dopo gestire, no? Nel momento in cui abbiamo la nostra professione forse riusciamo anche a svolgere un colloquio all'aperto, garantendo tutto quello che dobbiamo garantire e permettendoci però di rompere gli schemi, in una situazione diversa che favorisce cose diverse. Perché in ufficio favoriamo l'emergere di determinati elementi pertinenti allo svolgimento della professione. All'esterno probabilmente diamo più spazio in un'altro modo alle persone."
"Di solito se una persona entra in contatto con l'assistente sociale, significa che è un problema, quindi all'esterno forse additano un po'. Se invece si riuscisse a pensare come mescolare con altri servizi, che tu non devi far arrivare a quel servizio solo perché hai un problema ... Il fatto di partecipare alla festa ad esempio ci aiuta ad avvicinarsi senza che ci sia un problema."
"Ha da fare con il nostro ruolo e a come le persone sanno del nostro ruolo, come fanno esperienza del nostro ruolo. Se le persone sanno del tuo ruolo solo come l'assistente sociale che lavora nel proprio ufficio che parla di situazioni complesse. Va da sé che quando qualcuno vede una persona con te, quella persona è il caso complesso. Se le persone del territorio fanno esperienza del tuo ruolo anche in situazioni diverse, lì la cosa già completamente cambia, no? Perché se io ti vedo che oltre a fare questo certe volte stai a fare un laboratorio con gli educatori della biblioteca e un'altra volta ti vedo per strada con qualcuno, potresti essere con una mamma di quella biblioteca o di quell'altra cosa, o con una collega, eccetera, no? E quindi cambiano anche le rappresentazioni. È ovvio che la bussola interna di quello che faccio, cosa propongo con quella persona è una responsabilità importante nostra."
"Il passaparola, se ognuno di noi porta 5 persone, che ognuno si prenda il compito di comunicare questa cosa, di coinvolgere delle persone..."
"Può essere il proprio studio, o una foto fatta insieme, cioè qualsiasi cosa che coinvolge un'altra persona per raccogliere un altro punto di vista. Quelle parole, quella frase, quelle foto, che effetto ti fanno? Abbiamo già qualcosa da poter integrare. Dico questo perché sto pensando sia a un mega progetto con le scuole, sia ad azioni molto concrete, piccole, che possono essere alla portata di tutti e che ci prendono poco tempo. Le nostre foto potremmo tenere in ufficio per creare portali spaziali che dimostrano interesse e curiosità per invitare risposte dalle famiglie. Anche questo è un messaggio, no?"
"Riempire le stanze del servizio sociale di cornici vuote? Se c'è una parete nuda nessuno mette la prima cosa. Se hai una parete piena di informazione non c'è spazio dove aggiungere qualcosa tua. Se ci fossero cornici di spazi? Ma cosa va lì? ... Ci manca proprio questa parte di personalizzazione degli spazi, è ancora tutto molto asettico. Anche la nostra sala d'attesa è vuota, a parte quattro libri non c'è nulla ... Fa la differenza arredare, quindi se anche gli operatori del servizio mentono cose o chiedono alle famiglie di scegliere loro come vogliono che sia quella sala, come rappresentare. L'importante, mi vien da dire, che questa cosa qui abbia un'intenzione che percorriamo, che troviamo il modo di utilizzarla, perché altrimenti diventa un'azione estetica."
"Parliamo delle pareti vuote mentre i servizi si stanno muovendo sempre di più sulla prestazione. Le pareti dei servizi ci dicono la stessa cosa, perché gli dai lo spazio per venire, usufruire di quella prestazione e andare. Non abbiamo neanche una sala d'attesa. Il messaggio che mi arriva è faccio quello che devo fare e vado, non ho neanche uno spazio per sostare. E' proprio la prestazione pura e semplice: ce lo dicono anche i muri che viviamo ogni giorno praticamente, per cui dobbiamo un po' combatterle."
"Potrebbe essere utilizzato l'asilo nido per altre esperienze? in altri orari?"
"Fare alleanze tra gli spazi che abbiamo a disposizione. Se una biblioteca è poco frequentata, e non tutti lo sanno che esiste, perché non organizzare colloqui anche lì? In modo che la biblioteca comincia a significare qualcos'altro alle persone? Abbiamo visto diversi spazi nei nostri studi che sono sempre chiusi, poco frequentati, a volte anche belli, mentre altri spazi hanno così pochissimo spazio. Questi spazi sono collegati dalle persone, ma forse potremmo creare alleanze d'uso per alleviare la pressione su alcuni spazi sovrautilizzati mentre far conoscere altre possibilità nella città."
"Nel contesto del progetto 'Ove ci siamo trovati', in cui i luoghi diventano dispositivi pedagogici e simbolici di relazione, la partecipazione delle famiglie assume un significato profondo: abitare insieme, co-costruire senso, riconoscersi dentro uno spazio che non è solo fisico, ma relazionale, narrativo, trasformativo. Partecipare significa entrare in relazione anche con i luoghi. È fondamentale progettare ambienti che accolgano la presenza delle famiglie: una panchina per sedersi, un angolo per lasciare un pensiero, uno spazio visivo dove i loro gesti siano restituiti e riconosciuti. Il progetto suggerisce una "pedagogia dell'incontro": le famiglie vanno invitate non solo attraverso comunicazioni, ma anche con segnali di presenza. Farsi trovare significa aprire spazi reali e simbolici dove ciascuno senta di poter esistere."
"Il camminare insieme come metafora partecipativa è stato per noi, gruppo di ricerca, simbolo di costruzione di senso comune. Camminare con le famiglie significa prendersi il tempo, stare accanto, condividere traiettorie, per abitare il processo. Restituire alle famiglie immagini, parole, storie vissute nei luoghi , significa riconoscerle parte integrante della narrazione educativa. La documentazione non è solo per "mostrare", ma necessaria per co-costruire significati. Un pannello, una lettera, una voce registrata sono segni tangibili di partecipazione. Coinvolgere significa anche prestare attenzione a ciò che le famiglie non dicono esplicitamente: i gesti, le assenze, le difficoltà nel partecipare. Uno sguardo attento si chiede: che possibilità di partecipazione sto offrendo? Cosa può fare sentire davvero 'a casa' ogni genitore/famiglia? Un progetto come il 'nostro"' insegna che i luoghi partecipati sono quelli che raccontano di tutti. Includere le famiglie nella creazione di installazioni, simboli condivisi, mappe per o della comunità rafforzerebbe a mio parere il senso di appartenenza."
"Coinvolgere le famiglie significa, infine, pensare i luoghi come trama di relazioni. È lì, nel costruire insieme spazi che parlano di noi, che si genera quella fiducia che sostiene ogni cammino educativo condiviso."
(... LAVORI IN CORSO :)
I NOSTRI IMPEGNI PERSONALI
Come partecipo io? Cosa potrei fare io in questo spazio per nutrire la partecipazione?
"Osservare attentamente ciò che mi circonda, coglierne i particolari."
"Rompere gli schemi / schermi"
"Cambiare approccio. Cambiare sguardo. Cambiare finestra."
"Bere caffé al bar e chiedere a qualcuno di raccontarmi qualcosa di quel luogo."
“Spazi e tempi d'ascolto."
"Vivere all’interno dello spazio geografico, accogliendone i doni."
"Nel Rione Cumana-Montebello potrei organizzare più feste di quartiere ascoltando i bisogni reali delle persone che ci vivono."
"Cinto: Momenti di dialogo, coperta e picnic."
"Spesso il non fare nulla muove nuove consapevolezze."
"Soffermarsi. Andare oltre."
"Nello spazio osservo, ascolto, mi rendo disponibile ad accogliere le voci delle persone. Vorrei incentivare sempre di più lo scambio reciproco con gli altri."
"Stare in mezzo."
"Esserci e non mollare."
"Lasciarmi travolgere dalla curiosità."
"Autenticità."
"Parco Rossi Biblioteca: pomeriggi cre-attivi."
"Testimoniare per muovere dubbi, pensieri, idee."
"Voglia di curiosità. Domandare, guardare, ascoltare."
"Osservare. Aggiungere qualcosa."
"Fermarsi nei luoghi accanto alle persone."