di Sara Gerardo
Dalle mie osservazioni e percezioni, colgo che questo spazio è limitante. Pare che le persone, in qualche modo, vogliano destrutturarlo per renderlo proprio (esempio: scritte sui muri dei ragazzi del quartiere). Anche le famiglie, quando si trovano nel mio ufficio, osservo che devono adeguarsi ad uno spazio standardizzato, piccolo e rigido. I genitori hanno anche esplicitato il fatto che sia piccolo. Inoltre, quando i bambini si trovano nel mio ufficio insieme ai genitori tendono a giocare, quasi sempre, sotto la scrivania.
Le famiglie nello spazio della sede del Servizio Sociale della 6^ circ. non giocano ancora un ruolo fortemente attivo. Nel senso che si recano spesso nella Biblioteca del quartiere ma evitano di recarsi nel parco che circonda la sede. Alcune famiglie, solo di recente, stanno partecipando ad un attività di lettura dei libri (risorsa “Nati per Leggere”) presente una volta ogni 15 giorni nello spazio analizzato.
Dalle mie osservazioni non ho colto la presenza di qualcuno che ha giocato un ruolo nello spazio. Sono presenti diversi "segni" di associazioni che hanno attraversato questo territorio (Donatori di Sangue, Club degli alcolisti,…) ma la percezione che si ha è che non siano riusciti a "lasciare il segno".
Lo spazio osservato ha degli spazi vuoti per permettere alle attuali pratiche di poter continuare. Anche se gli spazi non sembrano adatti ma, con la contaminazione delle famiglie, potrebbero diventare più accoglienti e coinvolgenti.
Lo spazio osservato e percepito, oltre al progetto della lettura, non favorisce momenti di incontri e scambio alla comunità. Ho osservato che ci sono molte famiglie che si recano in biblioteca ma la loro visita è finalizzata nel prendere un libro.
Dalle mie osservazioni, oltre al progetto della lettura, non ho colto opportunità legate strettamente ai bisogni delle famiglie. Diversamente potrebbe essere interessante approfondire l’interesse e la motivazione delle famiglie per comprendere con loro cosa sarebbe utile mettere in campo.
“Non è la partecipazione”. Basta guardare il cancello all'entrata, i bidoni presenti all’ingresso, le continue scale e il piccolo ascensore che mette sempre a dura prova le famiglie, …. Però una cosa, a mio dire, importante questo spazio la dice: “noi (famiglie) ci siamo!” Nel senso che nonostante tutto, le famiglie continuano a recarsi al Servizio Sociale e a condividere con lo stesso micro-progettazioni. Sono proprio un esempio di Resilienza!
Si potrebbe ascoltare maggiormente le persone con la costruzione di strumenti accessibili (bacheca delle proposte o dei pensieri, condividere con le scuole o la biblioteca dei momenti di ascolto).