di Cristian Prest
"VRDG" che trovi scritto in alcune foto significa Via Riccardo Di Giusto che è il nome della via principale che identifica in tutta Udine il Quartiere. Si tratta dei luoghi della loro vita, dove abitano e passano la maggior parte della loro giornata. Tanti abitanti del quartiere difficilmente escono da qui, se non strettamente necessario. Un elemento caratteristico sono i palazzoni delle case popolari, gestite dall'ATER. In una foto di un atrio di questi grandi condomini ho rappresentato le cassette delle lettere, che replicano in miniatura la disposizione degli appartamenti, tanti e concentrati in poco spazio.
Lo abitano. Alcune persone, più anziane, che per prime lo hanno abitato dopo la sua costruzione, lo sentono loro e cercano di attivarsi per la sua conservazione. All’opposto, spesso si sente dire dai giovani che vorrebbero andarsene. I giovani sono quelli che più facilmente escono del quartiere, andando verso altre zone di Udine. Pur essendo parte di Udine a tutti gli effetti, quando gli abitanti vanno verso il centro città dicono "vado a Udine". Molto curioso. Le famiglie abitano gli spazi pubblici e privati ma non sembrano avere una vera influenza sullo spazio.
In alcuni casi. I giovani lasciano dei segni sui muri. Alcuni spazi sono abbandonati e vivono solo nel ricordo di chi li ha visti quando erano operativi. Il Quartiere, pur invaso da quintali di cemento, è uno dei luoghi con più verde di Udine. C'è un forte contrasto tra i due elementi. In alcuni spazi comuni interni, qualcuno cerca di abbellire questi spazi con altro verde.
Ci sono alcune associazioni e realtà attive sul territorio. C’è un comitato di quartiere. La sensazione è che lo spazio non cambi in base ai desideri e alle volontà dei suoi abitanti. I luoghi pubblici sono vissuti, soprattutto dalle famiglie.
Gli spazi pubblici ospitano le persone, soprattutto le famiglie che si incontrano dopo la scuola dei figli. Sono presenti vari servizi, come le poste, la farmacia, due supermercati. Da un lato questo stimola gli incontri, dall’altro tiene le persone “confinate”. Ai margini del quartiere c'è una zona residenziale di villette a schiera che entrano in forte contrasto con i palazzoni sullo sfondo. Gli abitanti di questa zona pare si sentano staccati dal resto del quartiere, come a rivendicare una classe sociale differente. Infatti ogni primavera fanno una festa per i soli abitanti di queste villette, come a voler tracciare un "noi" ed un "voi".
C’è forte appartenenza allo spazio anche se a volte in maniera molto critica. Si ha la sensazione che non sempre le persone siano ascoltate e possano lasciare un segno su come vorrebbero gestire il quartiere. Anche in questo sembrano gli abitanti "storici" più attivi.
Che se si ferma ad ascoltare veramente, si potrebbe fare molto di più. Mi ha colpito molto la foto del palazzone in ristrutturazione, coperto da questo velo bianco che sembra soffocare il palazzo. Questo senso di soffocamento si percepisce sempre all'interno di questi spazi, anche senza il telo. Mi sembrava una situazione che avesse dato forma a una sensazione.
Uno spazio o un luogo dove le persone, i cittadini, non solo le istituzioni, possano portare il loro punto di vista e I loro desideri di cambiamento.