di Anna Rochetto
È uno spazio abitativo, di incontro con altre persone (campetto, chiesa, spazi liberi, palestre, campo calcio e rugby), di crescita e istruzione (scuola), di cura della persona (lavanderia, negozio) e dei vari servizi (tabacchino, posta).
Vi prendono parte in modo strutturato (medico, scuola, chiesa, casa) e libero (casa, luoghi di incontro, casa, parco, panchine, parco cani). Le famiglie sono il moto di questo quartiere, lo animano.
In parte sì, in parte no. Alcune "presenze" sono quasi "assenti": non le noti, non le vedi, non le senti, sono di passaggio e non persistono. Altre hanno dei confini più marcati, dei suoni riconoscibili, dei colori tangibili.
Alcuni luoghi sono del popolo. La gente si prende spazi morti e vi fa orti, prende campetti e li rende propri. Alcune iniziative sono, invece, state bocciate dai "servizi" - "uffici".
Vi sono attività come il mercatino dell’usato della seconda domenica del mese che attira persone da città e paesi adiacenti e non; il PIG funge un ruolo importante; vi sono associazioni come il Pellicano.
Le persone, principalmente, lasciano il loro segno volontariamente: un graffito, un segno di pallone sul muro, una bottiglia di birra condivisa. Le persone si prendono questa libertà. Da parte delle istituzioni non vi è sempre un consenso.
Il quartiere Aurora ci insegna che la volontà di partecipazione è più forte di ogni norma e confine, che se la gente vuole incontrarsi lo fa, e di solito, lo fa in modo autonomo. Es: gli anziani del quartiere volevano uno spazio "proprio" in cui esprimere la loro presenza: un orto. In mezzo a 2378 kmq di casa Ater, "di nessuno", volevano il "loro posticino" e se lo sono presi. Se si ha il piacere di dialogare con un "riccardino", una delle prime cose si percepisce, è la forte sensazione di appartenenza a tale luogo, a quanto sia suo senza essere di suo possesso.
Si potrebbero fare delle assemblee di quartiere, una "box" in cui inserire i biglietti con proprie proposte, uno sportello.