Mi trovo a Schio e seguo la Roggia Maestra, un canale che attraversa la città da più di cinquecento anni, creato per far girare pale, mulini, ruote, turbine. Ha contribuito alla storia e alla crescita di questa comunità. Oggi il nastro d’acqua che scorre tra le case sembra trascurato e inutile perché apparentemente non produce nulla. Guardando meglio, la Roggia forma ancora parte della vita del territorio. Continua ad essere un luogo vivo, un’occasione di scambi tra viventi, uno spazio immaginabile, una chiave per accedere alle storie del luogo.
Sono pochi i punti in cui si può stare in compagnia della Roggia Maestra. E molto differenti tra di loro. Il primo è un piccolo parco ad accesso pubblico, ma non segnalato e quasi nascosto. Diventa un luogo di ritrovo discreto, poco addomesticato, ma comunque vissuto. C'è poi una passeggiata pubblica lungo il canale; questo vialetto pubblico è stato in parte adottato dai residenti, che hanno attrezzato un piccolo parco con giochi a disposizione dei bambini, ma prosegue poi incolto fino ad un cancello privato che ne sbarra l'accesso. Qui il conflitto tra pubblico e privato è evidente; il passaggio era inizialmente fruibile da tutti, ma ora è permesso solo a chi abita negli appartamenti sotto i quali scorre il canale. Poi la roggia viene convogliata in un canale non accessibile, che passa tra proprietà private. La si ritrova pubblicamente in centro storico, presso un ex lanificio restaurato, dove alimentava delle turbine che sono visitabili. Torna quindi a passare tra le case e riemerge agli antichi lavatoi, ora convertiti in piccolo parco pubblico. Risultano quindi abbastanza chiari e netti i pochi punti di accesso pubblico al canale.
Le indicazioni che compaiono lungo la Roggia sono principalmente cartelli di divieto: proibito pescare, vietato abbandonare i rifiuti. Vi è qualche indicazione a finalità turistica con l'indicazione del nome del canale. Lungo il percorso ho trovato un cartello esplicativo che racconta brevemente la storia della Roggia Maestra.
Il contrasto che vedo più presente è tra cura e incuria: alcuni punti, come la passeggiata nel primo tratto del canale, risultano nel complesso trascurati, anche se includono delle zone dove si nota una particolare cura, come nel piccolo parco attrezzato privatamente. Inoltre, non si osservano rifiuti evidenti tranni in pochissimi casi. Si capisce quindi che questi spazi sono frequentati, vengono vissuti, c’è anche qualcuno che per iniziativa privata o pubblica se ne prende cura, ma queste attenzioni restano ad un livello superficiale.
Credo che l’udito sia il senso più variamente stimolato dal percorso. L’acqua scorre in molti modi, in queste poche centinaia di metri: ora silenziosa e regolare, ora viva e rumorosa; inoltre, si attraversano tranquilli quartieri residenziali e zone più frequentate del centro storico. Anche i profumi variano; nelle prime zone, la vegetazione fornisce aromi freschi e umidi. In centro città prevalgono gli odori sintetici e polverosi della strada, o qualche refolo di cucine. Visivamente, si alternano spazi chiusi e raccolti, come il parco iniziale, a luoghi più aperti; in poche occasioni, tuttavia, la vista riesce davvero a spaziare. Il percorso infatti si snoda tra costruzioni che restringono il campo visivo.
Tra gli identificatori più forti di questi spazi ho individuato l’accostamento tra il canale della Roggia e le architettura delle vecchie strutture industriali, costruite nella seconda metà dell’Ottocento. Infatti lungo il percorso del canale sono facilmente identificabili quei tratti che incontrano i lanifici, le turbine, le opere idrauliche.
Lungo la Roggia Maestra ci sono zone di passaggio e punti di ritrovo. Dove il canale inizia il suo percorso a Schio c’è una piccola zona pubblica discreta, non segnalata, con una buona copertura arborea. Ha l’apparenza di un covo; si capisce dai graffiti che il posto è frequentato, probabilmente in orario serale dai giovani che risiedono nella zona. C’è poi il passaggio verso l'ex lanificio; prima di raggiungere la zona privata, il canale costeggia un piccolo parco che evidentemente è frequentato dai bambini che vivono nelle case attorno. In centro storico, la Roggia scorre di fianco ad un bar con tavolini all’aperto, piuttosto frequentato, soprattutto in orario da aperitivo. Infine, presso i vecchi lavatoi c’è un piccolo parco, nel quale passano persone con cani e sostano soprattutto uomini soli, residenti nei paraggi. Poche famiglie si affacciano sul canale per vedere i pesci. Il parapetto può essere considerato come un punto di ritrovo spontaneo, ostacolato dalla presenza di bidoni per la raccolta differenziata.
Ogni punto di ritrovo presente lungo la Roggia presenta le tracce di chi lo ha frequentato. Il primo spazio, che ho descritto come un “covo”, presenta dei grandi graffiti visibili, segno di una frequentazione informale e giovane. Il piccolo parco lungo il canale mostra la presenza di famiglie che sentono proprio il luogo e lo hanno attrezzato con giochi. I lavatoi, invece, sembrano uno spazio meno connotato dai frequentatori. Ma sono evidenti i piccoli rifiuti di chi è passato, umano o cane.
Ho osservato un’ampia diversità di esposizione lungo la Roggia. Alcuni sono spazi ben visibili a tutti i passanti, come il piccolo salto d’acqua di fianco al bar. In altri casi, gli accessi sono meno immediati, come presso gli ex lavatoi o nel piccolo parco giochi, posto all’interno di un contesto residenziale. Risulta invece quasi nascosto l’accesso al primo punto di ritrovo, dove il canale inizia il suo corso a Schio.
Le antiche industrie, le vecchie turbine, i lavatoi e la presenza stessa della Roggia rimandano ad altri tempi, alle molte generazioni che hanno vissuto, lavorato, costruito a Schio negli ultimi duecento anni.
Le trasformazioni lungo la Roggia sembrano lente, ma vediamo che ogni generazione ha caricato il suo percorso di significati e modi nuovi di vivere. Possiamo leggere lavori antichi, quartieri nuovi, una valorizzazione recente della storia dei luoghi.
Questi spazi esistono perché esiste la Roggia: un canale costruito per muovere macchinari e alimentare industrie. Un simbolo dell’utile. Oggi gli stessi spazi, svuotati dei significati originari, ricevono dal canale luce, aria, suoni, ristoro. L’acqua porta bellezza ai luoghi.