KALAGRAFIA LABS

LEGGERE INSIEME I LUOGHI

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collocare progetti sociali e comunitari attraverso processi artistici

Per coinvolgere la comunità in un progetto deve esserci una comunità.

Per esserci una comunità, le persone devono incontrarsi.

Per incontrarsi le persone devono sapere dove sono.

Per sapere dove sono quel luogo deve esistere.

Per esistere quel luogo deve essere raccontato.

Per essere raccontato quel luogo deve essere unico.

Per essere unico le persone devono coinvolgersi e dargli forma in modo attivo.

Per coinvolgersi in un luogo le persone devono percepirlo attraverso il tempo e sentirsi parte della sua storia.


Opher Thomson, 2021

Vedo l'arte come un tentativo di tradurre esperienze diverse: traduzioni che potrebbero stimolare il dialogo e nutrire altre comprensioni plurali. Altrettanto, vedo la comunità come una costellazione di esperienze diverse, piuttosto che una somma rappresentativa di quelle più comuni (ogni maggioranza crea una minoranza, in fondo). Per considerare questa pluralità di sguardi e voci nell'ambito sociale, soprattutto nel ricco ma complicato mondo di oggi, credo che possa essere utile valutare meglio gli spazi che le ospitano. Forse un'esplorazione più profonda degli spazi che condividiamo potrebbe rivelare qualcosa sulle nostre interazioni sociali, difficile da notare finché siamo divisi in categorie e interessi. Forse questi spazi potrebbero rivelare esigenze – e addirittura suggerire risposte – che le nostre storie verbali a volte nascondono.

La mia ricerca si occupa di come gli spazi sociali sono sia espressioni delle condizioni sociali sia veri e propri motori di tali condizioni, che creano nel tempo cicli viziosi o virtuosi difficili da identificare se consideriamo solo gli individui coinvolti e non i luoghi che li collegano. Eppure, leggere gli spazi che siamo abituati a frequentare è una sfida seria: ben presto il nostro cervello ignora ciò che pensa di conoscere già, filtrando tutto quello che percepisce privo di pertinenza, e se non stiamo attenti la sfera pubblica può quasi scomparire. 

È qui che ho trovato utili i processi artistici, in particolare le forme più accessibili come la fotografia, che ci incoraggiano ad osservare in modo più critico ciò che abbiamo di fronte, invece di proiettare quello che vorremmo vedere o che ci aspettiamo di trovare. Il primo atto è sempre passarci del tempo; bisogna fermarsi per vedere i movimenti del mondo. Forse fermarsi per realizzare una foto può aiutare; forse l'atto di fermare il tempo in una foto può mostrare come le interazioni sociali compongono questi luoghi nel tempo: tracce della storia destinate a plasmare il futuro.

Questo approccio sembra funzionare al meglio in una collaborazione specifica, quando la conoscenza locale – il contesto temporale verticale – si combina con lo sguardo esterno – il contesto spaziale orizzontale. Il mio ruolo quindi è quello di accompagnare coloro che ci vivono o lavorano in una lettura collettiva tramite processi artistici, utilizzando non solo la mia esperienza con i linguaggi audiovisivi, ma anche le mie domande da forestiero e le conoscenze apprese altrove da altri progetti sociali e comunitari. Questo è stato enormemente arricchito dalla collaborazione con altri tipi di "forestieri": sociologi, geografi, architetti, urbanisti, e assistenti sociali, ad esempio.

Sebbene i luoghi abbiano molto più da raccontare a un gruppo misto, per entrarvi bisogna essere consapevoli di ciò che stiamo facendo. Nel corso degli anni ho dovuto imparare a tradurre non solo gli spazi stessi, ma anche la mia curiosità per essi. Non è sufficiente iniziare a scattare fotografie a raffica, come se un luogo fosse qualcosa di statico da documentare: al contrario, vogliamo utilizzare l'intrinseca transitorietà della fotografia per comprendere l'intrinseco dinamismo del luogo. In pratica ciò significa non fotografare il luogo in sé e per sé – qualcosa di impossibile – ma osservarne i suoi ritmi e meccanismi, i modi in cui protegge, nasconde, comunica, conduce, delinea, divide, il modo in cui si scontra con diverse realtà o ne richiama altre ancora – e come le persone rispondono. A questo scopo ho sviluppato una serie di "chiavi" per aiutare a mettere a fuoco l'obiettivo del nostro sguardo, nel tentativo di abilitare i partecipanti a contestualizzare e situare meglio i loro progetti. In sostanza, ho trasformato la mia pratica kalagrafica in qualcosa di più partecipativo, creando studi fotografici di luoghi che possono essere utilizzati in workshop in cui accompagno i soggetti interessati nella propria esplorazione collettiva dei luoghi in cui vivono e lavorano.

Ogni ricerca è un viaggio. Ogni viaggio è la ricerca del sapersi fermare. Se potessi offrire un solo consiglio a chi volesse leggere gli spazi, sarebbe semplicemente quello di rallentare, anzi di fermarsi – come in una foto – per vedere cosa vi succede intorno. 

guide introduttive alla lettura dei luoghi: progetti esemplari

"VECCHIA SCUOLA NUOVA VITA"

In questa occasione sono stato invitato da Michael Beismann, geografo dello sviluppo regionale, a studiare la valle dello Stubai, vicino a Innsbruck. Si trattava di assistere lo sviluppo di un nuovo progetto sociale: la trasformazione di una vecchia scuola in un innovativo centro di comunità per i giovani, gli artigiani locali e gli eventi culturali. Sono stato attratto dal progetto perché la vecchia scuola era un esempio perfetto di quelli che io chiamo "spazi sospesi". Uso questo termine perché questi spazi sono irrisolti: mostrano sia un evidente senso del passato sia un futuro sconosciuto, sospeso nel presente, che li posiziona nel tempo e pone una domanda. Lo spirito comunitario sembra prosperare su queste domande, in quanto suscitano risposte dal basso dei cittadini, provocando innovazione e generando nuovi incontri e attività sociali.

La scuola aveva le caratteristiche di qualcosa che poteva diventare molto speciale – grazie anche al budget ridotto che offriva maggiori opportunità di sperimentazione – e io ero entusiasta di essere coinvolto e di vedere come avrei potuto aiutare. 'Vecchia scuola, nuova vita'. Se il nuovo centro di comunità dovesse essere un successo, una migliore comprensione dei modi in cui le persone già si incontrano dovrebbe essere utile per immaginare come integrare il potenziale della scuola nel più ampio tessuto sociale della valle.

Quello che segue è dunque uno studio kalagrafico sugli spazi sociali della Valle dello Stubai, che si avvale della mia prospettiva orizzontale esterna in chiave formativa, affinché coloro dotati di una prospettiva verticale potevano continuare la ricerca da soli. Nel 2022 ha costituito una parte fondamentale dei workshop che abbiamo tenuto per gli abitanti coinvolti (che a loro volta hanno prodotto i propri studi scritti e fotografici utilizzando le stesse tecniche), ma la speranza con questa guida visiva in particolare era quella di creare qualcosa di trasversale che potesse essere utilizzato in altri contesti oltre alla sua ambientazione originale. Avendo visto come i miei studi audiovisivi di Community Express si sono rivelati utili per introdurre la mia pratica anche in situazioni molto distanti, ho voluto produrre un foto-viaggio unico che potesse comunque essere applicato per avviare letture collettive in ogni tipo di luogo.

La lettura dello spazio sociale è un'attività continua. Le mie foto risulterebbero diverse in un altro giorno, in un'altra luce, in un altro periodo dell'anno. Non importa: l'intenzione di questo lavoro non è quella di documentare, ma piuttosto di osservare processi fluidi e plurali, come gli spazi stessi. La speranza è che lavorando in questo modo la mia consultazione sia open-source e che più persone si sentano incoraggiate a esplorare attivamente gli spazi con qualche chiave in più in tasca. Qui le chiavi in uso sono dodici (si trovano in maiuscolo sotto la narrazione) e verranno definite e ridefinite nel corso del viaggio, chiedendosi ad esempio dove il pubblico incontra il privato, quali elementi ci aiutano a identificare un luogo o a ricordare altri tempi o spazi, quali dinamiche si creano e quali sensi vengono attivati – chiedendosi più precisamente dove, quando, come e perché le persone si incontrano così e le implicazioni che questo ha per la comunità.

Il viaggio si aprirà in una nuova finestra (il caricamento può richiedere qualche secondo in caso di connessioni Internet più lente): è sufficiente fare clic sulle diapositive (scorrere il dito sui telefoni) per avanzare a monte nell'esplorazione della valle. Gute Reise!

"COMMUNITY EXPRESS"

Community Express è stato un progetto dell'Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale di Emilia Romagna, organizzato in collaborazione con l'Università di Parma, per studiare e sostenere l'innovazione sociale nel welfare di comunità. Sono stato invitato a svolgere la mia metodologia "per collocare la ricerca e l'analisi dei progetti negli spazi, per decifrarli come sedimentazioni delle relazioni sociali" (Vincenza Pellegrino). Il progetto è stato un ambizioso esperimento dialogico con due obiettivi intrecciati che si sono facilitati a vicenda: il mio ruolo è stato quello di fornire nuovi strumenti tangibili agli assistenti sociali, ai programmatori e ai volontari che hanno partecipato al programma, aiutando contemporaneamente l'Agenzia a comprendere meglio le loro innovazioni per poterle sostenere meglio in futuro.

Nel corso del primo anno ho tenuto una serie di workshop in stretta collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell'Università di Parma per incoraggiare operatori sociali a riconsiderare i luoghi in cui stavano sperimentando il welfare partecipativo in un arco di tempo più ampio. Questo percorso ha incluso esercizi di scrittura creativa, discussioni di gruppo, sfide fotografiche e compiti di ascolto. Si trattava sia di laboratori di gruppo che incoraggiavano riflessioni reciproche e collaborative in tutta la regione, sia di consultazioni individuali per offrire un'analisi più dettagliata. Insieme abbiamo rivalutato i luoghi come spazi fisici, percepiti e vissuti, impegnandoci con le storie che li hanno formati per aiutarci a immaginare come il welfare di comunità potrebbe incidere sul loro futuro. Particolare attenzione è stata data al ripensamento delle "voci" coinvolte in ogni luogo, andando oltre i "fornitori" e gli "utenti" dei servizi verso un senso plurale di comunità e welfare.

Da questa ricchezza di materiale sono partito per creare un mio studio kalagrafico dei luoghi coinvolti nelle 17 innovazioni candidate, per mettere a fuoco in modo critico alcune delle domande che avevamo condiviso. Anche qui, l'idea era di creare una guida introduttiva per favorire e approfondire le discussioni collettive nei workshop, in modo tale da essere utile anche ai eventuali partecipanti futuri.

L'anno successivo il progetto è stato portato avanti con tutti i 9 Centri di Servizio per il Volontariato della regione, coinvolgendo volontari e cittadini di varie associazioni oltre ai Centri stessi. Abbiamo fatto uso degli originali 17 studi kalagrafici per introdurre la metodologia, prima di intraprendere camminate collettive per esplorare lo spazio sociale insieme. Ad ogni partecipante ho fornito una chiave di lettura specifica per leggere un aspetto dello spazio e in seguito abbiamo riunito tutto il materiale raccolto per consentire ulteriori discussioni nei prossimi workshop. Analizzando le proprie fotografie, i partecipanti hanno ridescritto i luoghi con una serie di nuove lenti, considerandone, ad esempio, gli aspetti unici, la loro visibilità e discrezione, le qualità centrali e periferiche, le diverse percezioni – il tutto esaminando la presenza e assenza di alcune persone e gruppi. Ne sono emersi tanti spunti preziosi e diversi temi e problematiche comuni alle realtà, che a loro volta hanno contribuito a determinare il prossimo Piano Sociale e Sanitario Regionale.

I 17 studi kalagrafici si apriranno insieme in una nuova finestra. È sufficiente fare clic (scorrere il dito sui telefoni) per far avanzare le diapositive o utilizzare i pulsanti colorati per saltare da una innovazione sociale all'altra: ogni stazione ha un suo punto d'interesse. Buon viaggio!

Queste guide introduttive, oltre a essere studi a sé stanti, vengono utilizzate in parte come materiale esplicativo durante laboratori kalagrafici più piccoli, fornendo un modo meno astratto per illustrare i concetti fondamentali al fine di presentare le "chiavi" che i partecipanti possono poi applicare ai propri progetti.



PER ULTERIORI INFORMAZIONI SULLA POSSIBILITÀ DI ORGANIZZARE UN PROPRIO WORKSHOP, SI PREGA DI CONTATTARE:

mail@christopherthomson.net

RECENSIONI E RIFLESSIONI SUI LABORATORI KALAGRAFICI

Estratto da

TRACCE URBANE 


'Art-based methodology e ricerca sociale: rendere porose le frontiere del visibile'


Daniela Leonardi e Vincenza Pellegrino, Università di Parma

"...Quando abbiamo incontrato il lavoro di Opher Thomson ci è stato chiaro che la sua particolare ricerca visuale potesse aiutarci a cogliere come gli specifici luoghi oggetto di interesse dell'azione sociale si inserivano nella storia della città. Ci interessava il fatto che i suoi lavori sui luoghi si basano su alcuni elementi precisi, tra cui arrivarci a piedi giungendo da lontano – per cogliere i collegamenti tra una porzione di spazio e l'altra e capire come si inseriscono in dimensioni spaziali più ampie, ricavandone un'identità specifica per contrasto, giustapposizione o imitazione. Il suo lavoro esplorativo e fotografico, condiviso poi dal gruppo, si concentra nei luoghi per leggerne le tracce di cambiamento rispetto al passato e le tracce degli attraversamenti nel presente, concentrandosi su espressioni visuali prodotte da chi ha occupato e occupa quei luoghi (oggetti, scritte, immagini)."

"Con Opher Thomson abbiamo viaggiato in questi luoghi candidati per l'Osservatorio per circa 4 mesi, approfondendo 17 casi di lavoro sociale negli spazi citati, incontrando oltre 40 operatori e molti cittadini, commercianti, residenti nei luoghi attraversati facendoli raccontare e stimolando gli operatori a produrre a loro volta immagini fotografiche e, poi, a dare 'voce' a quelle immagini (spiegare perché le avevano colte e cosa erano in grado di significare). Da questo processo di attraversamento urbano in gruppo è emerso un diario collettivo incentrato sulle dinamiche relazionali che caratterizzano l'uso dello spazio: come guardare ai 'punti di ritrovo', ai 'movimenti', all'accesso', alle 'espressioni di casa', come distinguere spazio 'pubblico e privato', quali 'dettagli' sono illuminanti? Queste lenti di osservazione hanno animato il processo di riflessività. Questo tipo di lettura degli spazi ha aiutato a contestualizzare i 'problemi' sociali e a cogliere più profondamente la storia delle dinamiche osservate."

"Dal punto di vista metodologico, fotografare i luoghi anziché le persone aiuta a cogliere le relazioni, le dinamiche più ampie in cui le persone vivono immerse. L'occhio è condotto a cogliere con più attenzione i diversi usi che si fanno degli stessi spazi, gli incontri (mancati), le differenze tra luoghi confinanti, i messaggi verbali e non, lasciati nei luoghi di interesse. Dedicarsi insieme alla produzione di immagini è stato prezioso, infine, perché le fotografie ci hanno aiutato a guardare diversamente. In tal senso, questa può essere una modalità di lavoro che aiuta a ridisegnare, almeno momentaneamente, le gerarchie tra diversi modi di esplorare e conoscere, l'appiattimento dello sguardo dei ricercatori su quello degli operatori o viceversa. La presenza di un artista e l'esercizio metodologico proposto al gruppo hanno creato un'atmosfera che ha stimolato un processo cognitivo particolare, partecipato, incentivando una presa di responsabilità nella produzione di base informative per la propria azione istituzionale..."

Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale,

Emilia-Romagna

"Il metodo visuale aiuta a rintracciare il senso di quanto si costruisce materialmente, ricercando una coerenza tra forma e progettualità politica. Le corti, gli empori, i condomini, i parchi, le case della salute, che possiamo vedere nei prodotti realizzati in collaborazione con Opher Thomson, sono spazi di incontro e ascolto per una risposta collettiva ai bisogni individuali. Questo tipo di osservatorio delle politiche pubbliche e delle progettazioni del privato sociale serve per porci collettivamente domande su tensioni e contraddizioni che sono difficili da vedere nelle pagine di un progetto e che invece troviamo nell’agire e vivere la città."

[altri in arrivo]

Grazie di cuore a tutti miei compagni di viaggio!