Penso al paesaggio collinare dietro casa mia. A Fonte, in provincia di Treviso; dove il nome del comune già indica la ricca presenza di acqua della zona. È un luogo estremamente importante per la mia vita, un luogo di riflessione nei momenti difficili e di svago in quelli felici. È un luogo che voglio far conoscere solo alle persone più importanti, perché è come se offrissi loro una parte di me. L’acqua ne fa da protagonista e assume diverse forme: piccoli stagni, fossati, rivoletti e infine il torrente “Rio Santa Margherita” o “Rù”, così chiamato dai residenti. È un torrente rumoroso e pauroso quando piove molto, ma molto debole o addirittura assente nei periodi di siccità. Questo luogo non è solo un mio rifugio, ma è anche casa di una ricca biodiversità e luogo di lavoro e di vita nei campi per alcune persone. È un paesaggio affascinante, fragile ma allo stesso tempo resiliente. Le dolci colline di questo paesaggio proteggono la valle dal mondo esterno e dai ritmi della città e il susseguirsi delle stagioni qui è magico. È stato un luogo di passaggio durante le Grandi Guerre, ora è un luogo di quiete.
Questo spazio è protetto dapprima dalle colline e poi da molti filari di siepi e alberi che seguono i fossati. Tuttavia, ci si arriva facilmente attraverso una strada sterrata spesso fangosa e altri piccoli sentieri conosciuti solo dagli abitanti. La zona sarebbe preclusa ai frontisti, ma l’accesso in realtà non è negato se non in particolari situazioni in caso di emergenze. Gli spazi, i diversi campi e i boschi sono di proprietà privata, ma facilmente accessibili da tutti visto che spesso mancano le recinzioni e i proprietari comunque non precludono il passaggio alle altre persone. I confini tra pubblico e privato sono talvolta visibili, attraverso il cambio di coltivazione o di gestione del terreno, ma molte volte non sono imposti.
Il linguaggio di questo spazio è molto informale. La segnaletica presente è poca: “vietato l’accesso ai frontisti”, “divieto di caccia”, “proprietà privata”. È il linguaggio stesso del paesaggio ad essere molto chiaro: esprime una semplice autorevolezza e non concede comportamenti irrispettosi nei suoi confronti; il fragile equilibrio creato tra flora, fauna e attività nei campi non deve essere compromesso da poche persone dai comportamenti incivili. Questo luogo richiama a sé solo chi può rispettarlo, è già lui che fa una selezione. Non vi è nessuna segnaletica a riguardo, ma è il luogo stesso a chiedere un comportamento consono.
Questo spazio è prettamente rurale. Le attività umane sono integrate piuttosto bene al suo interno; tuttavia, vi sono alcuni elementi incoerenti con il paesaggio naturale come i ponti, il pozzo, il B&B e alcuni tratti di argini spogli che, anche se nel loro insieme non sono molto impattanti, sono piuttosto visibili proprio perché l’ambiente circostante presenta un altro grado di naturalità. Sono tutti contrasti derivati da elementi umani, ma il ponte e il pozzo sono parte integrante del paesaggio in quanto sono stati posizionati nel passato e hanno creato delle dinamiche positive attorno a loro; altre invece sono delle piccole ferite in questo luogo naturale come gli argini del torrente spogli che sono stati oggetto di sistemazione idraulica e il B&B.
I profumi della natura sono i protagonisti. L’aroma dei fiori e dei vegetali nel loro insieme si mescolano alla percezione di umidità e all’odore di muschio. L’udito è continuamente stuzzicato dallo scorrere dell’acqua nel torrente, dal fruscio dei rami degli alberi e dagli insetti e, talvolta, si sentono dei rumori estranei provenienti dal lavoro di qualche persona o i suoi più forti dalle zone abitate, come le sirene. Alcuni suoni variano con l’alternarsi del giorno e della notte, altri in base alla stagione, altri non seguono degli schemi precisi. Lo spazio viene percepito soprattutto dall’olfatto e dall’udito, ma anche il tatto è importante: il rumore dei diversi tipi di terreno sotto i piedi ci indica dove siamo e attraverso il tocco delle foglie degli alberi riusciamo a intuire in che stagione siamo.
In questo luogo sono presenti alcuni elementi caratterizzanti come la “Fontanea de Santa Margherita”, il ponticello in ferro battuto (“el Pontesel”) e il torrente Rù. La Fontanea de Santa Margherita è un pozzo costruito nel 1938 al fine di prelevare l’acqua di falda di cui la zona è molto ricca per abbeverare orti, bestiame, campi e per il consumo umano. Un tempo il via e vai delle persone che andavano a raccogliere la sua acqua era molto alto, ed era pertanto un luogo di ritrovo già nel passato; oggi permangono soprattutto i ricordi legati a tali attività. Il ponticello invece è stato posizionato per attraversare agilmente il torrente. È un luogo conosciuto dai giovani come punto di ritrovo estivo. Il torrente Rù è un piccolo corso d’acqua a prevalente scorrimento stagionale, anche se le sue secche non sono così frequenti. È un torrente particolare, caratterizzato da repentini cambi di portata in caso di acquazzoni e può essere davvero pericoloso, mentre qualche ora dopo la piena è possibile immergervi i piedi all’interno. Questo paesaggio è inserito nel sistema dei Colli Asolani, per cui non è semplice discriminare una collina dall’altra, ma da un solo punto particolare, in cima ad una collina, si ha la visuale della Rocca di Asolo, per cui la morfologia in sé non è un identificatore, ma le sue vedute sì.
Le persone che frequentano questo luogo sono molto differenti. C’è il turista o il residente che passeggia per godere di questo bellissimo paesaggio, c’è chi coltiva i campi e sfalcia i prati, ci sono i giovani che lo frequentano per evadere dai ritmi frenetici della quotidianità. È un luogo di attività differenti, capace di far incontrare spontaneamente diverse persone. I lavoratori si trovano nei campi per lavorare, mentre i ragazzi utilizzano alcuni elementi con altre funzioni originarie come il pozzo e il ponticello come punti di ritrovo spontaneo, non previsto. Spesso i ragazzi si danno appuntamento in quei luoghi poiché comodi per sedersi, spesso asciutti rispetto alle aree circostanti e perché sono riconosciuti come luoghi rilassanti e facilmente riconoscibili. Le conseguenti voci udibili sono quelle dei contadini, riconoscibili dalle loro voci irriverenti e quelle dei giovani, con schiamazzi e risate.
Lo spazio, sebbene prevalentemente rurale, è espressione di chi lo frequenta, di chi ci lavora e lo vive. È un luogo ritenuto di fondamentale importanza soprattutto dagli anziani, che lo considerano luogo di vita e lavoro, da cui spesso in passato dipendeva la loro economia famigliare. Per questo è possibile scorgere i risultati delle storiche attività che sono state sempre eseguite con rispetto. I piccoli vigneti a piantata sono in cima alle colline, a testimonianza della vocazione vitivinicola della zona, sono ordinati e rispettosi. Il mantenimento e la cura dei boschi e dei campi è sempre stata una certezza, anche se queste attività, ormai eseguite soltanto dagli anziani, si stanno pian piano perdendo a favore di zone incolte e non più accessibili. Spesso possiamo trovare degli elementi di personalizzazione, come delle piante ornamentali o dei capitelli votivi, che dimostrano l’apprezzamento del luogo, il senso del gusto e la devozione religiosa delle vecchie generazioni. Spesso tali espressioni si riconducono alla costante cura del posto e per questo spesso non sono evidenti ad un occhio non attento.
Definisco questo spazio come chiuso ed intimo. Sebbene vi siano degli accessi, è racchiuso da una prima protezione naturale rappresentata dalle colline e poi un secondo elemento di chiusura che sono le siepi e i boschi, che preservano un’area definita e protetta. Non è molto frequentato dalle persone se non per diretta intenzione: raramente ci puoi capitare per sbaglio. È un luogo discreto e rilassante, perfetto per evadere dalla frenesia della città. I frequentatori prevalenti sono i residenti.
Il tempo qui sembra essersi fermato. Non vi sono elementi di rilevanza moderna, se non lo sporadico passaggio di macchine agricole. Molti degli elementi presenti sono legati alla storia del luogo, come il pozzo e il ponticello. Il pozzo rimanda alla vecchia pratica di prelievo dell’acqua e i piccoli vigneti rimasti ci fanno immaginare la magia della vendemmia dei decenni passati, dove le famiglie si riunivano nei campi per la raccolta dell’uva, ma anche del frumento e degli ortaggi. Oggi il luogo, sebbene non coltivato in modo intensivo, comunica con il mondo esterno in quanto i prodotti della sua terra vengono utilizzati per la produzione di foraggi per il bestiame di alcune aziende della zona. Le stradine rurali, i ponti e i vecchi casolari ci indicano un passato contadino legato ad attività agresti. Talvolta le scuole della zona organizzano delle escursioni con i ragazzi per far vedere loro un paesaggio rurale ben conservato immerso nella città diffusa veneta. Queste sono delle rare occasioni in cui il mondo esterno entra in contatto così intenso con questo luogo.
Sebbene i cambiamenti in questo luogo non siano repentini, essi saltano all’occhio immediatamente proprio visto l’equilibrio naturale di questo paesaggio. I cambiamenti più frequenti e ciclici riguardano le diverse fasi della coltivazione dei campi: dall’aratura, alla semina, alla presenza verde delle piante fino alla raccolta e al permanere dei residui secchi della trebbiatura. Il cambiamento ciclico naturale più spettacolare è quello delle stagioni: questo luogo si veste, in autunno, di una ricca colorazione calda data dalle foglie degli alberi, mentre il torrente scorre in modo energico con le piogge autunnali. L’inverno svela il fitto intreccio dei rami dei boschi e permette di scoprire il sottobosco. La primavera porta con sé il risveglio della natura, con la fioritura dei pruni e ciliegi selvatici e del biancospino, mentre i campi e il sottobosco si colorano di ricche e differenti fioriture. L’estate è dominata dal verde intenso e rigoglioso grazie alla costante presenza dell’acqua, mentre i temporali causano una repentina cessazione dei ritmi lenti della valle e del suono dei grilli e delle cicale, ma danno sollievo dopo il caldo del giorno. Questi cambiamenti lenti ma inesorabili si susseguono da sempre e rendono questo luogo davvero incredibile. I lavori di sistemazione degli argini del torrente sono le uniche attività invasive e repentine che si possono avere in questo paesaggio d’acqua e creano uno strappo marrone nel continuum verde e rigoglioso, anche se nel giro di qualche anno la ferita aperta dall’uomo verrà nuovamente ricucita dalla fitta vegetazione.
Ci troviamo a Fonte, paese d’acqua. Storicamente questo luogo è stato rappresentato da questo elemento, sia nelle fasi belliche che in quelle civili, ma anche nelle dinamiche naturali. Il rapporto che si è instaurato tra acqua e territorio è plurale: anche se dato per scontato, per le persone questo è fondamentale: permette un insieme di pratiche che non sarebbero state possibili, come la costruzione del pozzo e la sua storia di relazioni nonché i rigogliosi raccolti che si possono avere anche nei periodi di siccità. Anche la natura è in perfetta simbiosi con questo elemento: gli stagni, i fossati e gli acquitrini permettono a specie vegetali e animali anfibi di prosperare e le regolari esondazioni del torrente rendono il terreno molto fertile. Questo luogo resiste anche nei peggiori periodi di siccità, perché il torrente può temporaneamente cessare di scorrere, ma l’umidità delle falde e delle risorgive garantisce il permanere di un verde intenso. L’acqua però è un elemento dal difficile controllo: la sua ricca e tranquilla presenza durante tutto l’anno può essere resa abbondante e pericolosa nel momento in cui insistono piogge intense. Ecco che i fossati si gonfiano, i pendii delle colline cedono e il torrente esonda, modificando il suo letto e rompendo gli argini, sommergendo i campi e allagando gli abitati a sud di questo spazio. Insomma, l’acqua è la vera protagonista di questo luogo e, nel bene o nel male, è sempre presente.