Quando sono arrivata a Padova, tutto era nuovo e un po’ confuso. Ricordo che camminando vicino alle acque riuscivo a calmarmi. Anche se non capivo bene la città, guardare l’acqua che scorreva mi dava una sensazione di continuità. Di solito ci andavo nel pomeriggio o nel weekend, per prendere un po’ d’aria e pensare. Ora, ogni volta che torno lì, mi ricordo i primi giorni in cui cercavo di orientarmi in un posto completamente diverso da casa.
Ho notato che non tutti i punti sono facilmente accessibili. Alcune zone sono un po’ nascoste o trascurate. È aperto, ci sono dei piccoli spazi dove riesco ad avvicinarmi all’acqua, sedermi e osservare. Tutti possono accedere a questo spazio fluviale. L’ingresso non è definito, non c’è un punto d’accesso preciso stabilito. In quei momenti il fiume sembra più vicino, più umano. Mi piacerebbe che ci fossero più accessi, magari pensati per studenti o per chi vuole solo prendersi una pausa.
Non ho mai pensato che un fiume potesse “parlare”, ma stando spesso vicino al Piovego, ad esempio, ho capito che comunica a modo suo. Per esempio, quando piove molto, il rumore cambia, si sente più forte. Oppure quando passa una papera, si crea un’onda e cambia tutto per qualche secondo. Il suo linguaggio è collettivo. Non è una lingua come l’italiano, ma ci sono dei segnali, dei ritmi. Bisogna solo avere il tempo e la calma per notarli.
Una cosa che mi colpisce è il contrasto tra natura e città. Da un lato c’è l’acqua, gli alberi, qualche uccello; dall’altro passano auto, c’è rumore, gente che corre. Il Piovego è proprio in mezzo. A volte mentre sto lì seduto, sento il suono dell’acqua mescolato al traffico, ed è strano ma anche interessante. Non è un luogo totalmente naturale, ma nemmeno solo urbano.
Quando sto vicino all’acqua, attivo i sensi in modo diverso rispetto ad altri posti della città. L’odore dell’acqua è particolare, non sempre piacevole, ma familiare. Sento i suoni della natura, anche se leggeri. Vedo le riflessioni della luce sul fiume, che cambiano durante la giornata. Le persone di solito camminano, vanno in bici e si riposano lungo questo percorso; c’è un senso di presenza, un legame fisico tra il corpo e il luogo.
Vicino al Canale Piovego c’è uno dei parchi più conosciuti di Padova: Giardini dell’Arena. Il parco è molto grande e spesso ospita eventi, da cui si sente anche la musica. Le persone si ritrovano sia nel parco che lungo il fiume per passare del tempo e fare attività.
I fiumi hanno le loro voci. C’è il suono dell’acqua, delle foglie mosse dal vento, a volte delle persone che parlano mentre camminano lungo la riva. Anche il silenzio lì è diverso, meno pesante di quello che si sente in una biblioteca, più naturale. Il Piovego è uno dei pochi posti in città dove il rumore non dà fastidio. Ci vedo tante persone diverse: studenti che camminano o parlano seduti sull’erba, anziani che passeggiano lentamente, persone in bicicletta, qualcuno che pesca in silenzio. Questi momenti creano un’esperienza collettiva: siamo tutti diversi, ma condividiamo lo stesso spazio. Anche se non ci parliamo, ci osserviamo e ci rispettiamo. Questo per me è molto bello, e mi fa sentire parte della città.
In quello spazio al Piovego ci sono ponti, animali e persone. Secondo me, dà un senso di appartenenza, perché le persone amano fermarsi lì, chiacchierare, rilassarsi o semplicemente godersi l’atmosfera.
L’acqua è presente nel paesaggio della città, ma spesso non è la prima cosa a cui si pensa quando si parla di Padova. Si vede più come uno sfondo naturale, qualcosa che c’è sempre, ma che non sempre attira l’attenzione. Sarebbe interessante trovare modi per farla emergere di più, magari con eventi o segnalazioni, così più persone possono notarla e sentirsi legate.
Le acque di Padova sono come portali che collegano diverse parti della città. Attraversare o camminare lungo le loro rive fa sentire di passare da un luogo all’altro, cambiando ambiente. È un modo per spostarsi e scoprire angoli nuovi di Padova. A volte penso che un fiume sia una specie di “porta” tra la vita urbana e la natura, un punto di incontro tra due mondi.
Le acque hanno vissuto molte trasformazioni. In passato erano canali importanti per il commercio e il trasporto, ora sono diventati spazi di relax e natura in città. Io stessa ho cambiato il modo in cui le vedo: all’inizio erano solo fiumi da attraversare, ma adesso sono luoghi dove rallento, guardo il paesaggio, ascolto i suoni. Anche il modo in cui le persone le usano è cambiato, e questo riflette l’evoluzione della città.
Il fiume Piovego ha un flusso costante che collega diverse zone della città e accompagna il movimento delle persone, delle bici e anche degli animali. Questo flusso rende l’ambiente più dinamico e dà una sensazione di continuità. A volte mi piace osservarlo per qualche minuto, perché mi trasmette una certa calma.