Il fiume che scorre accompagna la camminata e l’esplorazione multisensoriale del luogo. Seguendolo, si possono raggiungere dei punti chiave della zona, quasi come se mi invitasse a prestargli attenzione.
Non è un luogo immediatamente raggiungibile e risulta fruibile in chiave bidirezionale seguendo quasi un duplice percorso: si può transitare dalla zona più lontana dal centro abitato e dunque immersa nel verde caratterizzata dalla tranquillità e dai rumori naturali per poi passare al punto in cui è ubicato il “Telaio”, luogo più caotico, affollato e chiassoso; un altro percorso può partire dal punto ristoro a retroso, passando da una situazione di caos ad una più pacifica. A seconda di come si percorre il tratto, il percorso assume sfumature e connotazioni differenti che dipendono dalle nostre scelte e su cosa si vuole fare esperienza in quel momento. È un posto entro al quale vi possono accedere tutti, al contempo però appare come di nicchia, nascosto, frequentato solo da chi è consapevole della sua esistenza.
Il “Telaio” continua ad essere il simbolo di un linguaggio esplicitamente rivolto solo ad una precisa e definita categoria di persone come i ciclisti. Tuttavia, fruiscono di questo punto ristoro persone che non praticano alcun sport finendo così per scavalcare questa barriera invisibile dettata dal nome del bar. Un ulteriore linguaggio che sento di aggiungere è il mastodontico murales dipinto su una delle pareti dell’edificio adibito a sede per la Protezione Civile, perché anche se non viene letto immediatamente il cartello di indicazione della sede, si può riconoscere dall’uniforme che Superman indossa per identificare il luogo in cui si è.
Oltre al degrado e alla sporcizia lasciata dal passaggio e dall’attività di svago da parte delle persone, ci sono ulteriori contrasti presenti nelle fotografie scattate che sono identificabili in colori e materiali: ad esempio, in una delle fotografie viene mostrato un punto in particolare in cui sono state allestite delle cucce per gatti fatte di cartone o plastica, contrastando in maniera netta con le inferriate arrugginite della centrale idroelettrica e l’erba che cresce rigogliosa dal basso. Si tratta di una commistione di materiali che sanno di natura, di attività umane e di comunità ma anche di attività legate al controllo e la gestione dell’acqua tramite lo scaricatore. Il “Telaio” e il murales assumono il ruolo di macchie di colore in questo ambiente caratterizzato dai tipici colori che un ambiente naturale possa avere: l’arancione spiccato delle pareti in combinazione con il legno, ma anche le tonalità sgargianti di Superman e dell’uniforme della Protezione Civile, squarciano i colori pastello tipici della natura. Anche le persone sono in netto contrasto con la fauna selvatica locale, entrambi fruitori e attori partecipanti di questa continua trasformazione. Nonostante questi contrasti, essi generano delle dinamiche che contribuiscono a costruire e trasformare il paesaggio circostante ed esprimono convivenza, coabitazione e coesistenza.
Si possono udire i passi lungo il sentiero sterrato, il rumore delle gomme delle biciclette stridere sulla ghiaia, qualche cane che abbaia, il chiacchiericcio delle persone che transitano lungo il percorso, o anche il silenzio di chi sceglie di godersi i rumori della natura o un po’ di musica tramite l’intimità delle cuffiette. Si sente il vento frusciare tra la vegetazione, le persone frequentanti il bar e il loro ciarlare, ridere, scherzare e suonare strumenti. È un luogo esente dai rumori del traffico, come se ci fosse una barriera acustica tra l’acqua e la strada principale.
Rimangono il “Telaio”, il murales e le centrali idroelettriche, punti di riferimento disposti lungo il percorso, evidenze di attività commerciali come il bar e di controllo e/o supervisione dovute dalla presenza delle centrali e della sede della Protezione Civile, che portano ad una chiara identificazione e riconoscimento del luogo in cui ci si trova grazie alla forte simbologia utilizzata.
Sportivi, ricreatori, utilizzano il percorso come punto di ritrovo o di passaggio, per chi decide di viverlo in sella ad una bici creando una tela complessa con le differenti provenienze di ognuno. Molti decidono di sostare al bar o sull’argine, mentre altri sono solo momentanei, passeggeri, effimeri. I punti in cui ci si ferma sono dunque previsti e non spontanei.
Qui vige il rapporto invisibile/visibile. Le cucce per i gatti sottolineano un senso di comunità di qualcuno che silenziosamente si occupa di queste creature, ma lo spazio risulta essere concretamente fruito da sportivi, ricreativi, altamente visibili. Ci si può fermare come invece continuare a camminare, e se ci si ferma non lo si fa in un punto del tutto casuale ma per l’appunto si sceglie un luogo cardine, di riferimento come il “Telaio”. Tanti ricreativi decidono di esprimere il proprio estro artistico dilettandosi con strumenti musicali suonati da mani sapienti o da principianti, trovando negli argini del fiume e dell’acqua che scorre come fonte di tranquillità e ispirazione.
Lo spazio risulta aperto, sia per la passeggiata in sé che per il bar. Quest’ultimo, infatti, non è chiuso da quattro mura ma crea piuttosto una sorta di continuum spaziale con il percorso e l’ambiente circostante. Quando si passeggia si ha la sensazione di apertura spaziale, di libertà, di aria pulita. Tuttavia, nonostante sia aperto a tutti rimane un luogo di nicchia, un gioiello nascosto lontano dal traffico automobilistico e cittadino e frequentato solo da un certo target.
Le centrali idroelettriche sono spettri e portali temporali di quello che era l’attività intensa di controllo e monitoraggio del fiume Bacchiglione. Il “Telaio” funge da portale spaziale grazie al fatto di accogliere e permettere l’aggregazione di persone provenienti da altre città/Regioni/Paesi.
Il canale e le centrali idroelettriche sono frutto di una trasformazione morfologica territoriale ad opera dell’uomo, così come la sistemazione del percorso con l’innalzamento degli argini e la messa in opera dell’apparato illuminotecnico, come lampioni e così via. Non è chiaro da quanto sia aperto il bar, ma se è diventato così frequentato da sportivi e popolare per le persone del posto vuol dire che è riuscito a costruire legami indissolubili con i propri fruitori.
Il fiume Bacchiglione trova nella sua biforcazione all’altezza del Ponte di Voltabarozzo il modo di abbracciare e circondare l’isola di Terranegra e di accompagnare chiunque vi cammini al suo fianco. L’acqua risulta essere elemento imprescindibile per la bellezza e la funzionalità di questo posto: è vita per la fauna locale, è respiro per chi fruisce di quegli spazi lontano dall’inquinamento dell’aria in città, è bellezza negli occhi di chi guarda.