La quasi totalità della mia vita ha avuto luogo qui, a ridosso del Bacchiglione. Su queste mensole, similmente a quelle presenti nella mia casa, abbondano ricordi. Su questi argini le mie memorie riaffiorano, come i detriti che di tanto in tanto rompono la tensione superficiale del fiume.
Come le mensole che sorreggono preziosi reperti in un museo archeologico, anche gli argini richiedono un fare lento come tributo per il loro accesso. La ghiaia che li ricopre è nemica dell'asfalto: sfrecciare qui non è concesso, solo al ritmo di un respiro che incalza.
È difficile che in uno scaffale lo spazio venga occupato da libri scritti nello stesso idioma. È così anche per gli argini, oggetti e persone diversissime si impilano uno dopo l'altro, lasciando al panorama circostanze il compito di trovare comuni orizzonti di significato.
L'effetto che lascia l'accostamento di alcuni elementi presenti nei percorsi che seguono questi argini può risultare alquanto spiazzante. Eppure su di essi un gigantesco complesso di edifici abbandonati riesce in coesistere con il verde circostante, un po' come un tomo di poesia medievale affiancato da un volume di polimetrie contemporanee.
L'esperienza sensoriale più intensa è senz'altro quella che interessa la vista, almeno all'interno di questo spazio. Cartoline che stampate nell'aria appese su di un muro invisibile...
Il fiume Bacchiglione ricopre un ruolo importante per molti territori all'interno del territorio veneto, Selvazzano non fa eccezione. È un identità un po' sfuggevole e sottile, ma dopo un'attenta osservazione, il tipo di oggetti esposti sulle mensole in una casa restituisce sempre un'immagine di chi vi abita.
Questi argini sono certamente più un luogo di contemplazione che uno spazio di convivialità. È pertanto una tipo voce silenziosa, quella interiore, a palesarsi per assurdo in modo assordante. Qui si rileggono diari di bordo che coprono la durata della nostra vita.
Scambiare uno sguardo con il grande fiume corruga la fronta e lascia sovente espressioni di stupore. Il fiume osserva qui l'uomo con la caparbietà tipica di un vecchio saggio, silente e riflessivo. Un anziano bibliotecario che ormai conosce a menadito il contenuto dei libri che poggiano sugli scaffali.
L'argine è ben visibile per chi vi ci cammina, ma diviene a malapena palpabile man mano che si allontana. Lo scopo di una buona mensola, d'altro canto, è risaltare e proteggere ciò che vi si poggia ancor prima di ogni velleità estetica.
Molti passaggi nascosti, nelle dimore antiche, venivano celati da mensole semoventi. Alla stessa maniera, molti passaggi a ridosso dell'argine possono essere una via verso spazi inaspettati e quasi un accesso verso un mondo fantastico.
Gli argini di per sé non cambiano in modo particolarmente radicale nel tempo, ma sicuramente possono ospitare significati e narrazioni diverse a seconda delle stagioni. Un po' come una libreria momentaneamente divenuta scarpiera.
Acqua e persone, di certo le due cose che balzano immediatamente alla mente ragionando sul tipo di flussi osservabili su degli argini. Il rapporto costante dunque fra il territorio e la popolazione che vi prospera. L'essenza stessa al nocciolo del concetto di paesaggio. E il paesaggio, come ogni oggetto esponibile in un mensola, non potrebbe mai esistere senza una reciproca relazione di elementi.