Lo stagno di Villa dei Vescovi è piccolo, fermo. Almeno così sembra. Le sue acque percolano attraverso la roccia del Monte Pirio e si riversano qui, dopo un percorso in vene idriche sotterranee. Sembra fermo, ma in realtà è pieno di vita, vegetale e animale, e ha un ruolo importante nel dissetare o drenare l'intero brolo, con cui comunica attraverso piccoli fossati.
Bisogna essere turisti o manutentori per accedere al piccolo stagno. O anche residenti, con una carta d'identità valida, per provare di essere abitanti del comune di Torreglia. È inoltre necessario anche essere curiosi, o amanti del verde più che degli affreschi, perché per arrivare a questo angolo di brolo bisogna attraversare sentieri, vigneti, frutteti e un piccolo ponticello. È un'area che non si nota particolarmente se non per la presenza delle giostre per bambini; l'acqua è circondata e in parte coperta dalla vegetazione. Dall'esterno delle mura non si vede e dall'interno passa quasi inosservata.
Lo spazio comunica ordine, rilassamento formale. Ci sono le giostre, i cestini per la raccolta differenziata, ognuno con la sua etichetta, le panchine con qualche targa di dedica o di ringraziamento per la donazione. Lo “scolador delle acque” non è spiegato, se non a voce dalle guide – che, spesso, ne parlano indicandolo dalle terrazze - o dai video esplicativi proiettati nelle comode sale interne della villa. È un luogo marginale, al limite, di importanza minore. Cambia volto solo durante le manifestazioni - del pic-nic chic, ad esempio - in cui l'elemento acqua aggiunge charme, mistero e magia a un luogo che si vuole trasmettere come bucolico e raffinatamente controllato.
Lo stagno ha, dal Cinquecento, una funzione idraulica e agricola. Oggi essa si perde nel progetto turistico-ricreativo. Le giostre, le panchine e i cestini di vimini per la differenziata cozzano con i filari delle viti a pochi metri. Le linee rette ci sono in entrambi i casi, e pure la pianificazione degli spazi, ma appare evidente che il brolo è mantenuto in uno stato che ricorda le attività passate in funzione della pratica turistica. È grazie alle giostre, e quindi al FAI e ai visitatori, se Villa dei Vescovi ha ancora un intorno agricolo. Ma si tratta di una cornice, gestita da esterni, e che non tocca in minima parte gli spazi del bene tutelato, se non per la possibile presenza dei prodotti alimentari nel bookshop, tra segnalibri, gioielli e souvenir.
Attorno allo stagno c'è una rumorosa quiete: il traffico esterno è attutito dal bambù, e ciò che attira maggiormente l'udito sono i ronzii o i fruscii. Soprattutto quando c'è una leggera brezza si ha la percezione di uno spazio vibrante; dal vento sulla pelle alle ombre che si muovono, il parco e lo stagno prendono vita. Movimenti, riflessi, immersione.
Villa dei Vescovi è ciò che rende unico lo stagno. Con le spalle rivolte al muro est e i piedi sulla sottile striscia d'erba che separa quest'ultimo dall'acqua, lo sguardo abbraccia i Colli, la villa, la piccola altura su cui è posta e i vigneti, che scendono fino a quest'angolo nord-est dove lo stagno riposa.
Turisti, manutentori, residenti: le tre categorie di soggetti che frequentano i dintorni dello stagno. C'è chi passa durante una visita, chi gioca tra le giostre, chi si rilassa contemplando il paesaggio o chiacchierando con qualcuno. È impossibile, tuttavia, limitare i frequentatori di questo luogo all'interno di queste categorie, come è molto difficile immaginare tutte le possibili attività che quest'area ha ospitato, improvvisate o meno. C'è infatti un'impostazione precisa di dove le persone dovrebbero stare o in quali punti sarebbe più corretto camminare, sedersi o giocare, ma credo che, negli anni, questo luogo abbia visto esperienze ed emozioni diverse, irriducibili a una semplice planimetria di dispositivi spaziali.
"Ho amato l'arte, la letteratura e la storia fin da bambina e ho scoperto intorno a me la bellezza che desidero far conoscere a tutti." - Jenny Artusi. Questa è l'unica frase personale che si può trovare vicino allo stagno. È su una targhetta arrugginita, fissata su una panchina. Quest'ultima, però, è difficilmente raggiungibile, a causa del bambù infestante che ostruisce il passaggio: l'unico oggetto che ha un nome è sigillato dalla vegetazione, e la ruggine ne ha sbiadito l'impronta.
Lo stagno e il parco sono raccolti, circondati, chiusi, ma anche permeabili. Credo che l'intimità del luogo dipenda sia dal giorno della settimana che dall'orario, ma soprattutto dalla correlata quantità di turisti. Può essere infatti il luogo più privato e custode di tutti i dintorni o lo spazio caotico, affollato e dispersivo dei giorni di festa.
Il piccolo canale collega lo stagno con i campi e le radici di tutte le piante che vi abitano, ma anche con i Colli poco dietro. In fondo, questo piccolo specchio d’acqua è passaggio, tramite, recipiente provvisorio. Forse lo stagno stesso è un portale spaziale. La villa, invece, è il grande portale temporale che si trova nei pressi di questo spazio, che rimanda ad altre epoche per ovvie ragioni storiche. Ci sono però anche altri oggetti che raccontano tempi diversi per chi lì ha già vissuto momenti del passato. Un esempio sono le panchine, che hanno ospitato persone diverse con le loro storie: nel silenzio esse portano il suono e le sensazioni di quelle esperienze.
Questo luogo è cambiato molto nell'ultima decina d'anni. Era uno spazio marginale, con una funzione prevalentemente agricola e idraulica, mentre oggi è un parco giochi, un luogo per il relax. Oggi ha raggiunto una nuova stabilità funzionale, estetica e razionale. L'unico elemento che sembra sfuggire a questa nuova impostazione è il bambù che si espande velocemente, nonostante tutto.
Il rapporto dello stagno con il luogo che lo ospita è intimo. Esso è specchio di immagini effimere, che cambiano con il meteo e le stagioni, ma è anche mezzo concreto per le acque che vi scorrono e punto di riferimento per le vite animali che ci abitano. E tutto il brolo con le sue piante dipende da quell’angolo di acqua. E l’intera struttura della villa trova lì il suo punto di fuga, in una dimensione che, seppur altra rispetto alla grandiosità e all’opulento decorativismo di ogni caratteristica di questa prestigiosa dimora, rimane fondamentale, come un respiro.