Il Portello è uno dei luoghi più in evidenza e più conosciuti nella città di Padova. Considerando il numero di studenti universitari, anche internazionali, che passano e sono passati per questa zona, si può dire che gode di una certa fama anche a livello mondiale. La descrizione che ognuna di queste persone può dare di questo posto può essere fisica, geografica o sentimentale, in base ai suoi interessi e ai legami che ha stabilito con questo spazio. L'acqua è un elemento strutturale di quest’area: si tratta di un’acqua stagnante che si sviluppa linearmente. È il canale navigabile Piovego. Lungo questo corso d’acqua si trovano molti dei principali punti di interesse della zona del Portello.
Chiunque può entrare in questo spazio, ma le modalità di accesso sono molto limitate: a piedi, in bicicletta o con mezzi simili. Volendo, vi si può accedere anche tramite imbarcazione, ma è una possibilità molto più rara. I confini sono di vario tipo, sia netti che porosi, come quelli degli edifici universitari. La prima impressione che dà è quella di essere un luogo centrale e trafficato, quale poi risulta effettivamente essere, soprattutto in determinate fasce orarie.
In questo spazio si sviluppano linguaggi di diverso registro: non c'è una voce unica. Si passa dal tono molto formale e autorevole dei cartelli che delimitano la zona pedonale o che cercano di fornire qualche regola generale, ai vari manifesti affissi alle bacheche. Anche all’interno di questi ultimi si riscontra una grande varietà, perché si possono trovare comunicazioni collettive — come gli annunci dell’UDU scritti da un collettivo, quello dei rappresentanti degli studenti, rivolti a un altro collettivo: gli studenti stessi — oppure forme di linguaggio più personali, come gli annunci per ripetizioni. Un'altra forma di comunicazione individuale è rappresentata dai graffiti o dai piccoli cartelli che, con tono gentile, invitano a non lasciare a terra i mozziconi di sigaretta.
Il contrasto più evidente è rappresentato dall’edificio di Geoscienze rispetto al resto dello spazio. Tutt’intorno, i palazzi e i condomini sembrano dialogare in armonia tra loro e con l’acqua: lo stile architettonico, in alcuni casi, è lo stesso; in altri, come quello dei condomini, è comunque compatibile. Ma quel complesso scuro, costruito nei primi anni Sessanta, appare come un corpo estraneo alla scena. Un altro contrasto, meno evidente, è dato dalla presenza di edifici abbandonati in una zona così viva e nevralgica della città: per questi non è ancora stato trovato un nuovo utilizzo. Lo spazio non presenta molti altri contrasti, se non — ad esempio — la fauna che nuota vicino ai rifiuti finiti nel canale, ma poco più.
Camminando per il portello vengono attivati quasi tutti i sensi. L’olfatto percepisce l’odore dell’acqua stagnante nei periodi più caldi o l’odore delle patatine fritte la sera, quando sono aperti i navigli. L’udito percepisce rumore e silenzio, caos e pace. E questo a intervalli abbastanza regolari durante il giorno, perché durante le ore di lezione si sente il cinguettare degli uccellini, oppure il frinire dei grilli o il frusciare delle chiome degli alberi quando il vento comincia a soffiare. In questo caso anche il tatto viene stimolato perché lo spazio è abbastanza aperto da non proteggere dal vento. Ma tra la fine di una lezione e l’inizio di quella seguente o dalle 16:00 di pomeriggio in poi, il caos. Gente a piedi, gente in bici, voci… tutto l’opposto insomma. La vista invece viene attratta ogni tanto dalla fauna che frequenta il corso d’acqua: a volte un cigno, un airone cenerino, corvi, germani, cormorani, piccioni…, ma anche altri animali meno popolari come le nutrie e gli insetti. Smettendo di camminare e sedendosi al bar, si può attivare l’ultimo senso, il gusto, ordinando un caffè o uno spritz, dipende che ora s’è fatta nel frattempo.
A caratterizzare e rendere unico questo spazio, tanto da permettere a chiunque di capire dove ci si trova è la porta Ognissanti, anche conosciuta come porta Portello. Un’imponente porta cinquecentesca bianca, realizzata in pietra d’Istria bianca appunto, dalla Repubblica Serenissima. La parola Portello deriva da piccolo porto. Il ponte che permette di attraversare il Piovego è anche un identificatore del luogo, molte persone si fermano a fotografare lo spettacolo che l’acqua e i colori danno soprattutto al tramonto o all’alba o dopo aver ricevuto il titolo di laurea.
Lo spazio è frequentato da persone di ogni tipo, sia per la presenza degli edifici universitari, sia per quella di attività come bar, librerie, copisterie e supermercati. Questo fa sì che molti si fermino, ma ci sono anche numerosi passanti. I punti di incontro possono essere sia strutturati — come i tavoli dei bar, la mensa o la scalinata — sia più spontanei, ad esempio sul ponte o sotto la porta: è il caso di incontri casuali tra persone di passaggio. A volte, anche gli alberi diventano luoghi d’incontro piuttosto spontanei: i vari papiri e cruciverba affissi per festeggiare le lauree si trovano proprio sulle cortecce dei grandi alberi presenti al Portello, e davanti ad essi si radunano spesso piccoli gruppi di 10-15 persone, appartenenti alle nazionalità più diverse. Si possono osservare, inoltre, molte persone che semplicemente desiderano passeggiare lungo l’argine — magari con il cane — oppure che fanno attività fisica, o ancora che attraversano il Portello per raggiungere la propria destinazione.
Lo spazio rende immediatamente evidente chi lo frequenta: gli studenti. Oltre alle sedi di molte facoltà, sono presenti anche alcuni uffici dell’università. Quasi tutti i manifesti, le scritte, i graffiti e gli annunci fanno riferimento proprio a questa parte della popolazione. Anche le attività presenti nella zona sono per lo più dedicate allo svago o ai servizi utili per gli studenti, come copisterie e librerie. All'interno di questo spazio si trovano anche tocchi personali, come i papiri di laurea lasciati appesi agli alberi o la bicicletta blu commemorativa, che testimoniano un senso di appartenenza a questo luogo.
Il Portello è uno spazio aperto, e ogni punto di ritrovo che non sia interno a un edificio è esposto almeno da un lato. La caratteristica di essere così aperto è ciò che lo rende attrattivo, perché permette di osservare un po’ di natura e di allargare la visuale, dopo che questa è stata oppressa dagli stretti vicoli del centro città. Ciononostante, riesce a essere allo stesso tempo un luogo discreto: questo perché ci sono alcuni spazi più isolati, come le scalinate, che sono sì visibili da tutti i punti, ma che, essendo a un livello più basso e fuori dal flusso principale delle persone, risultano più intime rispetto ad altre zone. Le persone che poi si siedono qui sono ciascuna assorte nei propri discorsi, e questi gruppi né si conoscono né probabilmente si rivedranno; è proprio questo che rende "privato" un luogo pubblico e frequentato.
Essendo questa un’area pedonale, è delimitata da portali che controllano l’ingresso dei pochi veicoli autorizzati. La zona è inoltre ricca di portali spaziali, tra cancelli per accedere alle aree universitarie e portoni degli edifici. Ce ne sono così tanti che, in alcuni casi, si trova addirittura un portale dentro un altro: il primo conduce all’area della mensa Piovego, il secondo all’interno della mensa stessa. Anche il simbolo identificativo di questo spazio è un portale spaziale, poiché attraverso quella porta si accede all’interno delle mura della città. Sulla porta sono presenti anche altri portali, temporali, che un tempo venivano utilizzati per funzioni ormai superate.
Il cambiamento principale è avvenuto nella funzione della porta, una volta che le mura hanno smesso di essere un dispositivo di difesa. In seguito, anche la funzione di porto è cessata, come dimostra la vecchia rampa di accesso al canale per le imbarcazioni, oggi divenuta una semplice testimonianza del passato, non essendo più utilizzabile. Se si pensa da quanto tempo questo spazio ha questa forma, e per quanto tempo ancora potrà conservarla, sembra quasi immutabile nel tempo. Eppure, osservandone i dettagli — i graffiti, gli annunci, le persone — ci si accorge che tutto cambia da un momento all’altro. Oggi c’è l’annuncio di una camera in affitto, domani potrebbe essere stato coperto dalla locandina di una festa studentesca. Anche le persone che frequentano abitualmente questi spazi sono in continuo cambiamento: c’è chi resta pochi mesi per un’esperienza Erasmus, e chi invece completa in città l’intero percorso di studi. Tutti, prima o poi, smettono di frequentare assiduamente questo spazio, contribuendo al suo costante mutamento. Nuove persone portano nuovi usi, nuovi modi di vivere gli spazi, e quindi di usarli e modellarli.
Il legame di questo spazio con l’acqua è costante, sia perché il canale Piovego è visibile da quasi ogni punto, sia perché la sua presenza è apprezzata dalle persone. I luoghi più frequentati sono proprio quelli in relazione al corso d’acqua: il ponte, che regala viste meravigliose sull’acqua, sulla quale si specchia il bellissimo edificio di Porta Ognissanti; le scalinate, che permettono di sostare a pochi centimetri dall'acqua; e tutto l’argine, che viene mantenuto pulito e regolarmente utilizzato dai cittadini. Tutti questi elementi dimostrano quanto il legame tra questo spazio e l’acqua sia forte: è qualcosa di strutturale e identitario per le attività e gli usi che qui prendono vita.